È indubbio che la legge 81/93 abbia concentrato molti poteri sui sindaci, alimentando un individualismo che ha indebolito lo spirito di gruppo e la partecipazione democratica. Questo cambiamento ha portato a forme degenerative dell’assemblearismo, dove il ruolo dei partiti è andato progressivamente diminuendo in termini di potere e prestigio. Tuttavia, l’elezione diretta del sindaco ha introdotto una visione bipolare nel sistema elettorale, tentando di bilanciare i poteri attraverso coalizioni politiche che si reggono sulla solida base del consiglio comunale.
Una giunta politica, quindi, dovrebbe riflettere le indicazioni dei gruppi consiliari, pur rispettando il principio dell’autonomia di scelta demandata al sindaco. Nella consiliatura appena terminata, abbiamo assistito a un fenomeno interessante: i candidati al consiglio comunale che hanno svolto il ruolo di assessore non sono stati eletti. Questo potrebbe aprire a due riflessioni: un cattivo operato degli assessori o, più plausibilmente, una mancanza di autonomia gestionale, con gli assessorati troppo legati alle volontà del sindaco.
A prescindere dalle vicende di Corigliano Rossano, ci si potrebbe chiedere se il vecchio sistema proporzionale puro non possa risolvere il problema dell’eccessivo individualismo, promuovendo inclusività e partecipazione. Un ritorno a un sistema più collegiale potrebbe infatti rinvigorire i partiti, permettendo una partecipazione democratica più ampia e genuina.
Il caso di Corigliano-Rossano evidenzia come l’equilibrio tra autonomia del sindaco e partecipazione dei gruppi consiliari sia cruciale per una gestione efficiente e democratica del governo locale. La formazione della giunta, in questo senso, rappresenta un banco di prova per verificare la capacità del sistema di rispondere alle esigenze della comunità, rispettando al contempo i principi democratici fondamentali.
Matteo Lauria – Direttore I&C