L’INTERVENTO. In un’epoca in cui la trasformazione urbana è al centro del dibattito sul futuro delle città, l’architetto Luigi Caruso invita a rallentare il passo, a camminare nei luoghi della nostra storia e a riflettere sul significato profondo dell’abitare. Esperto di rigenerazione urbana e profondo conoscitore del territorio calabrese, Caruso propone uno sguardo diverso e consapevole sui nostri centri storici, con particolare attenzione a quelli di Corigliano e Rossano. In questa conversazione, il lettore è guidato in un percorso che mette a fuoco criticità e potenzialità, con l’obiettivo di riscoprire, attraverso l’architettura, il valore della memoria, della comunità e della bellezza condivisa.
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«Quando percorro i centri storici, avverto una sensazione profonda legata al tempo. Le pietre, i vicoli, le piazze raccontano storie stratificate, civiltà passate che ancora respirano nei dettagli architettonici. Corigliano e Rossano, in questo senso, sono due organismi vivi ma feriti. Dopo secoli di splendore, hanno vissuto decenni di marginalizzazione, con un progressivo spostamento di attenzione verso la cosiddetta città nuova.
Il mio sguardo è duplice: da un lato ammirato per la loro straordinaria qualità spaziale e costruttiva; dall’altro preoccupato, perché assistiamo a un lento svuotamento. E con esso si perdono relazioni, comunità, identità. La vera sfida è restituire a questi luoghi non solo conservazione, ma funzione, vita, prospettiva.»
Quali sono le principali criticità da affrontare per restituire centralità e futuro ai nostri centri storici?
«La prima è l’accessibilità: Corigliano e Rossano sono arroccate, fisicamente distanti dal mare e dalla nuova urbanizzazione. Questo le rende isolate. Ma non basta collegare: mancano servizi, attività economiche, visione politica.
Gli interventi che si susseguono sono spesso estemporanei, scollegati da un progetto organico. È indispensabile un piano di rigenerazione integrato e di lungo respiro, che coinvolga pubblico e privato, cittadini e istituzioni, creando un sistema vivo e condiviso.»
In questo contesto, qual è il ruolo dell’architettura?
«L’architettura non è solo progettazione di spazi, ma costruzione di relazioni. Nei centri storici, essa deve muoversi tra memoria e innovazione. Non per replicare il passato, ma per dialogarvi. Non basta restaurare: serve poesia. Un gesto architettonico efficace è quello che emoziona, che fa venir voglia di restare. Così si torna a vivere un centro storico, rendendolo contemporaneo senza tradirne l’anima.»
Quali strumenti concreti si possono mettere in campo per contrastare lo spopolamento e rilanciare il mercato immobiliare?
«Bisogna combinare incentivi economici a visione culturale. Servono agevolazioni per il recupero edilizio, ma anche nuove funzioni miste: residenza, commercio, cultura. Luoghi vissuti, non solo visitati.
Modelli come Valencia, Matera, Reggio Emilia mostrano come politiche coraggiose – bandi, housing sociale, eventi culturali – possono riattivare quartieri storici. Anche qui si può fare, ma serve coerenza e continuità.»
Un’idea progettuale per il territorio di Corigliano-Rossano?
«Una proposta suggestiva potrebbe essere la creazione di “corridoi urbani” che colleghino mare, centro nuovo e centro storico. Non semplici percorsi pedonali, ma spazi pubblici veri: vivibili, paesaggistici, sociali. Come nella “Superilla” di Barcellona o la Promenade Plantée di Parigi, si può ridare continuità e attrattività al tessuto urbano, valorizzando anche l’esperienza del camminare.»
E per concludere, quale messaggio vuole lasciare ai cittadini, soprattutto ai più giovani?
«Prendersi cura dei centri storici non è solo un atto di conservazione, ma di rigenerazione di sé stessi. Sono spazi dove si intrecciano memoria e futuro, dove può nascere una nuova forma di abitare. Sogno centri storici popolati da chi ci vive davvero, da chi costruisce legami, crea bellezza, trova identità. Rigenerare questi luoghi è una sfida collettiva: sociale, culturale, poetica. Una sfida che vale la pena abbracciare, insieme.»
2 risposte
Apprezzo e condivido, in gra parte, la lucida analisi e la proposta carica di progettualità e passione civile. Adesso bisogna dare un seguito
Prendersi cura dei centri storici non è solo un atto di conservazione, ma di rigenerazione di sé stessi. Sono spazi dove si intrecciano memoria e futuro, dove può nascere una nuova forma di abitare. Sogno centri storici popolati da chi ci vive davvero, da chi costruisce legami, crea bellezza, trova identità. Rigenerare questi luoghi è una sfida collettiva: sociale, culturale, poetica. Una sfida che vale la pena abbracciare, insieme.»
Condivido Arch. Marcello Martino