Carissimi fratelli e sorelle,
oggi facciamo festa ai nostri Santi patroni, con il cuore riconoscente e grato, per la testimonianza di vita da loro espressa.
In un contesto religioso, sociale e politico non facile, e di non semplice comprensione, questi due illustri cittadini hanno saputo attestare la centralità dell’amore per il Signore attraverso la scelta della vita contemplativa, non scevra da un forte impegno per il mondo in cui vivevano.
Ci ritroviamo ai piedi di Nilo e Bartolomeo per onorarli, come conviene, per attingere al loro esempio di vita e affidarci, come figli, alla loro intercessione.
La liturgia della Parola, con i suoi brani, attesta un dato centrale: la chiara consapevolezza che il valore di Dio deve assumere nella nostra vita, attraverso scelte che ne attestino la centralità.
Nel libro della Genesi, la vicenda di Abramo ci conduce a leggere l’esodo a cui egli viene chiamato nell’accogliere e perseguire la volontà di Dio.
Una vita protesa a realizzare grandi cose, secondo il cuore di Dio, ma anche una vita chiamata a guardarsi dentro nella quotidianità per definirsi con forza nella sua scelta per il Signore: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre…”.
Quello che Dio chiede ad Abramo non è un rinnegare le sue origini, la sua storia, bensì un uscire dagli inganni di un’esistenza tranquilla e scialba, idolatrica, dove tutto veniva imprigionato dal vivere secondo i canoni scontati della sua storia tribale e dove Dio non trovava spazio.
Prima di orientarlo verso un futuro ricco di benedizione, Dio chiede ad Abramo di fare i conti con la sua storia personale, di relativizzare ciò che sembra assoluto per imparare a decodificare la logica di Dio.
Nell’orientarlo “verso il paese” da Lui stabilito, il Signore non offre ad Abramo una via di fuga, ma uno spazio e soprattutto un tempo da abitare alla Sua presenza.
Quel paese non ha un nome, e più che un luogo, appare un orizzonte indefinito.
Quel paese è, per Abramo, un cammino da compiere, un tempo da vivere, per giungere ad essere quello che Dio vuole realizzare.
L’invito divino ha un solo approdo: Abramo sarà una benedizione per tutte le famiglie della terra.
Ecco miei cari il senso che Dio dà alla vita. Egli non promette cose ma offre la possibilità al cuore umano di ritrovarsi in quella dinamica appagante e ricca del suo Amore, che si chiama dono.
Con ogni suo invito, Dio cerca di ripristinare nell’uomo quella capacità d’interpretare la vita come dono.
È nel dono, e solo nel dono, che l’esistenza umana diviene sorgente di gioia per tutti.
San Nilo e San Bartolomeo lo compresero dando vita ad una esistenza ricca ma anche provocatoria, per il loro tempo.
Il Medioevo, come tutti i tempi di transizione fu un tempo sconquassato da lotte terribili, dentro e fuori la Chiesa.
Il duro confronto tra cristianesimo e islam, le lotte intestine della Chiesa, videro nel monachesimo del tempo quel colpo d’ala capace di restituire luce alla vita, non solo religiosa ma anche sociale.
La scelta prioritaria di Dio, declinata a livello educativo presso le giovani generazioni incontrate nel peregrinare di Nilo, e la passione religioso-culturale di Bartolomeo nel consegnare ai posteri codici preziosi e inni meravigliosi, fanno di questi due grandi personalità di Rossano anche due santi, ovvero due uomini che non si sono lasciati stordire dal frastuono, dalla confusione, del tempo, ma con saggezza fiduciosa e cuore aperto, hanno saputo dare senso e lustro all’esistenza dei loro giorni.
Ricchi di questa vita, bella e buona, che i Santi patroni ci offrono, siamo chiamati a perseguire strade ricche di luce evangelica.
L’onore e l’orgoglio di saperli nostri conterranei, ci dia coraggio e impegno nel vivere scelte autentiche, vere, piene di Dio e di amore per i fratelli e per questo territorio che amiamo.