«I decessi per patologie neoplastiche sono in aumento e anche il nostro territorio non è risparmiato da questi mali che tanta apprensione suscitano nelle famiglie, soprattutto quando sono interessati i giovani». E’ il dottor Vincenzo Gaudio dirigente-medico dell’Asp cosentina presso cui si occupa di medicina preventiva e sindaco di Alessandria del Carretto a ritornare sullo scabroso argomento dopo aver constatato che l’allarme lanciato dal trebisaccese Pasquale Brunacci operatore sanitario da circa 40 anni presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano ha fatto scalpore tra i cittadini comuni ma è caduto nel vuoto per quanto riguarda le Istituzioni. «Non è mia intenzione – ha precisato il dottor Gaudio – creare allarme tra la gente, ma è mia premura attirare l’attenzione delle autorità sanitarie locali, deputate alla tutela della salute collettiva, a non sottovalutare un fenomeno che sta assumendo dimensioni davvero preoccupanti». Fatta questa premessa il sindaco di Alessandria del Carretto, paese toccato nel vivo ultimamente da 6 casi tumorali, prende atto che anche la provincia di Cosenza è stata finalmente inserita nel “Airtum”, cioè il registro nazionale dei tumori ma chiede che vengano resi noti i dati sui decessi per consentire l’analisi della mortalità in un dato territorio da utilizzare per i profili di salute locale perché – secondo il dottor Gaudio che da sempre si occupa di prevenzione – è la mortalità il più affidabile degli indicatori epidemiologici e solo il registro dei decessi consente confronti geografici e temporali e rappresenta pertanto un elemento di grande importanza per la conoscenza dello stato di salute di una popolazione, consentendo così di attivare le misure preventive e realizzare le apposite strutture di cura». Da dati riferiti al 2013, in Calabria, solo il 15% della popolazione bersaglio ha ricevuto l’invito a partecipare allo screening per il tumore della cervice uterina ( Italia il 78%), mentre l’invito a partecipare allo screening mammografico ha raggiunto il 22% della popolazione bersaglio (Italia 73%). Per quanto attiene allo screening del cancro colorettale solo il 4% del target ha ricevuto l’invito (Italia 75%). In conclusione, tutti i programmi di screening oncologici hanno raggiunto in Calabria coperture di gran lunga inferiori alla maggior parte delle Regioni italiane. Le ragioni di questa differenza sono per lo più ascrivibili a motivi organizzativi e gestionali, in particolare alla insufficiente estensione degli inviti. Nel corso degli anni è stata rilevata una carenza di risorse umane dedicate agli screening, aggravata dal vigente piano di rientro che ha provocato il blocco della spesa per interventi strutturali e acquisti di attrezzature oltre al blocco del turnover. In uno studio condotto dall’Istituto tumori di Napoli, mettendo insieme i dati delle attività cliniche sulle terapie oncologiche effettuate in Italia tra il 1999 e il 2015, è emerso che i pazienti con difficoltà economiche avevano un rischio maggiore di veder peggiorare la propria qualità di vita rispetto a chi non aveva problemi economici. Inoltre, i problemi economici aumentavano proprio durante il trattamento – compatibile con la definizione di “ tossicità finanziaria” – e in questi pazienti il rischio di morte aumentava del 20% rispetto a chi non aveva problemi economici.