Fusione e Psa al centro di una dichiarazione dell’ex assessore della sindacatura Straface, Giuseppe Pucci. “È fuor di dubbio affermare – dice Pucci – che chiunque, indistintamente dalla rispettiva appartenenza partitica o dall’idea politica di riferimento, in quanto cittadino della Sibaritide, non può che definirsi strenuo difensore di un’agognata idea di sviluppo territoriale della Sibaritide e, pertanto, favorevole a qualsiasi forma di allargamento dei propri confini municipali nell’ottica di un ampio e condiviso progetto di unione armonica e coordinata tra più realtà. Esattamente tutto quello che, purtroppo, manca nel dibattito in atto sulla cosiddetta ‘fusione’ tra i comuni di Corigliano Calabro e Rossano.
Giorno dopo giorno, si ha la sensazione – dichiara Pucci (in foto)– di assistere ad un dibattito stucchevole, sia nella forma che nei contenuti, sulla questione ‘fusione’. Personaggi schierati per il Sì e altri per il No cercano visibilità sugli organi d’informazione, a mo’ di tifo da stadio, senza però quasi mai entrare nel vivo delle argomentazioni o piuttosto promuovere un incontro-confronto tra le diverse parti. Eppure, col referendum del 22 ottobre prossimo i cittadini di ambedue le realtà comunali saranno chiamati a decidere del proprio futuro, e quindi sarebbe stato opportuno arrivare a questo importante appuntamento in modo documentato e scevro da pregiudizi d’ogni sorta.
Ci si sofferma genericamente sui finanziamenti previsti in caso di esito positivo, ma nulla di più, dando così l’impressione, tangibile nella popolazione, che più che ad una ‘fusione’ Corigliano stia andando incontro ad una semplice ‘annessione’ alla vicina Rossano. Com’è possibile – si chiede l’ex assessore Pucci – affrontare una questione di siffatta entità senza incentrarla sul Psa (piano strutturale associato), unico strumento di sviluppo territoriale per il quale tanto ci siamo battuti nel recente passato?
Uno strumento efficace che mirava a coinvolgere anche i viciniori centri di Cassano, di Crosia e di Calopezzati e prevedeva un graduale iter. Oggi, fare a meno di questo immenso patrimonio, qual è appunto il PSA, equivale a parlare, di fatto, semplicemente di aria fritta e non di una seria programmazione del territorio”.