Yaser Murtaja era un giornalista ed Israele lo sapeva: la sua pettorina con la scritta ‘PRESS’ non lasciava alcun dubbio.
Verso le 2 della notte successiva, Yaser è morto dissanguato, i medici non sono riusciti a fermare l’emorragia, a Gaza pure gli ospedali sono sotto assedio e non dispongono di strumentazioni sofisticate e adatte.
Non possiamo restare in silenzio!
Il 22 maggio del 2011, mentre Gaza era stretta nella morsa dagli ennesimi bombardamenti israeliani, noi di Jasmine Crosia abbiamo lanciato il primo messaggio verso quella striscia di terra sotto assedio: sul ponte che solca la SS 106 a Mirto-Crosia abbiamo scritto “CROSIA IS GAZA”, perché tra le macerie della città palestinese abbiamo intercettato le tracce dello stesso dolore che soffoca la Calabria: Il silenzio.
Le foto del murales postate sui social corrono veloci e ricevono subito una risposta da Gaza. Era Yaser, Yaser Murtaja che sui muri divelti della sua città scriveva, rispondendoci, “GAZA IS CROSIA”.
Il legame supera velocemente le barriere virtuali e diventa reale, palpitante… La comunicazione tra Crosia e Gaza si fa sempre più serrata. A Yaser si uniscono subito due amici, Rushdi e Asem, e presto tanti altri. Nasce così Jasmine Gaza: in quel momento tra le due sponde del Mediterraneo si è instaurato un gemellaggio, un ponte ideale.
Nel maggio del 2013, finalmente i primi di noi, Vincenzo e Liana, riescono a oltrepassare il confine egiziano ed entrano nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Lì ad attenderli c’è Yaser, che da subito gli fa da madre e da padre, così come avrebbe fatto con tutti i gelsomini italiani che nelle settimane seguenti sono giunti a Gaza.
Il nostro ponte ideale si fa finalmente abbraccio di corpi, che cambierà per sempre la vita di tutti noi.
Dall’incontro fisico delle due realtà si sviluppa un nuovo concetto di Ain Media, trasformandosi in una piccola agenzia di comunicazione che da lì a pochi mesi avrebbe cambiato il modo di fare comunicazione dall’interno della Striscia di Gaza.
Durante quei mesi di vita trascorsi fianco a fianco, Yaser affina la sua innata capacità fotografica e di reporter grazie all’aiuto di Sami, che mette a disposizione la sua conoscenza di fotografo professionista, e a quello di Vincenzo, che ha alle spalle tanti anni di esperienza nel settore della comunicazione. Entrambi sono per Yaser modelli da cui imparare, e lo fa in fretta e con un entusiasmo contagioso.
Nel dicembre del 2013 gli ultimi di noi lasciano Gaza, ma la collaborazione e il legame umano non si interrompono, tutt’altro.
In continuo contatto con Sami e Vincenzo ormai ad Amman, Yaser porta avanti Ain Media insieme a Rushdi, e il loro lavoro di informazione dalla Striscia comincia a raggiungere un pubblico sempre più ampio, diventando sempre più scomodo per Israele.
La loro comunicazione è fatta di volti, di persone vive, che nell’immaginario collettivo avevano assunto la forma di una moltitudine informe, violenta e terrorista. Attraverso l’occhio di Ain Media, gli abitanti di Gaza assumono ora contorni estremamente umani e finalmente vicini alla verità delle cose.
Per le strade della città sotto assedio scopriamo le ragazze che si recano a scuola, i pescatori che quando possono escono a largo (si fa per dire) per pescare, l’università, i tanti negozi con la merce esposta sulle strade affollate. Ecco una città nuova, familiare, ma continuamente violata dell’assedio incessante del suo oppressore. Questa “nuova” Gaza corre sui social e smaschera le menzogne di Israele, rendendo ben presto nostro fratello Yaser un “obiettivo”.
La verità spaventa i regimi, tutti i regimi. Ed Israele non fa eccezione.
Domenica 15 aprile, vogliamo affermare che Yaser era un obiettivo di Israele, e che tutti i giornalisti in Palestina lo sono. Yaser è stato ammazzato mentre svolgeva il suo lavoro di giornalista durante una manifestazione disarmata e pacifica nella Striscia di Gaza -sotto assedio israeliano- che costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale.
Nessuna democrazia mette un bavaglio alla stampa, solo i regimi totalitari reprimono la libertà di espressione.
Noi chiediamo alle associazioni di categoria calabresi, a uomini e donne di sollevarsi e marciare pacificamente con noi. Perchè Yaser è uno di noi! Yaser sognava di venire a Crosia, e siamo certi che lo ha sognato fino alla fine.. Yaser è un padre di famiglia calabrese, assassinato perché ribellatosi al potere mafioso. A Gaza, come in Calabria, ci sono vittime innocenti e non ci sono mai colpevoli.
L’appuntamento è alle Cento Fontane per marciare verso il murales “Free Gaza”, simbolo del primo contatto tra Gaza e Crosia.
Domenica 15 aprile quel Mediterraneo, che è diventato ormai il cimitero degli ultimi, tornerà ad essere un ponte di speranza tra i popoli.