Fusione, editorialisti contro la terza città

di MATTEO LAURIA

IMG_2202Come volevasi dimostrare, in punta di delibera si eleva la voce del dissenso. E tra queste anche quella di chi, proprio in sede di campagna elettorale (quindi la più abilitata a parlarne), era a favore della fusione. Sono i paradossi della politica i cui effetti producono diffidenza e allontanamento dalla stessa. Si scomodano tutti, manca all’appello l’ex sindaco di Cassano Gianni Papasso che, ad orologeria, interviene puntualmente quando fiuta che la pratica (referendum) sta arrivando a buon fine. A supplirlo sono altri, anche noti editorialisti di matrice bruzia, che propongono la città dalle tre teste. Ci verrebbe da dire, anziché guardare allo Jonio (stranamente lo si fa solo in questi casi) farebbero bene taluni a rivolgere l’attenzione sull’area metropolitana Cosenza-Rende-Castrolibero, i cui dissidi non sono meno di quelli sull’area Corigliano-Rossano.
Ancora non si comprende il motivo per cui la nascita di una terza città in Calabria dia fastidio, eppure, dovrebbe rappresentare un punto di forza per l’intera provincia di Cosenza e per la Regione stessa. Invece, si fa di tutto per sopprimerla. Le ragioni, ovviamente, si conoscono ma non è il caso di menzionarle perché ormai hanno l’odore della muffa. Abbiamo l’obbligo di guardare avanti, partendo dal presente, non tanto dal passato. Sul punto è estremamente attuale una nota dei socialisti di Rossano (datata 2002) e fatta pervenire di recente al sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci. Il documento (a firma di Luigi Caracciolo, Leonardo Trento, Giuseppe Diaco, Enzo Oliverio) è stato inviato anche al presidente del Consiglio comunale Pasquale Magno e ai capigruppo. «Sono trascorsi inutilmente 14 anni durante i quali questa nostra zona è stata depauperata, depredata di tutto! Una proposta che fotografava la realtà dell’epoca, con elementi premonitori, rimasti inascoltati. Colpa di tutti, destra-sinistra-centro. Recuperiamo il tempo perduto, le occasioni perse! Siate coraggiosi! Occorre approvare con urgenza la delibera di fusione tra i due grandi comuni, sarà il primo passo che ci consentirà di allargare poi ad altre realtà. Respingiamo con sdegno gli eventuali condizionamenti, le eventuali “pressioni negative” che potrebbero venire da coloro che per decenni hanno applicato la legge del “divide et impera”. Possiamo e dobbiamo realizzare la terza città della Calabria, una grande integrazione che valorizzi anche le “differenze” e li renda elementi positivi di una storica fusione! Coraggio!». In allegato, un documento del 2002 in cui si rilevano i benefici della fusione e i risvolti occupazionali. Ne parlavano i socialisti 14 anni fa, e ancor prima altri. Chi lega quindi la vicenda della fusione alla problematica della soppressione del tribunale di Rossano (avvenuta nel 2012) o lo fa in malafede o non conosce la storia politica del territorio. Intanto, Francesco Madeo ARIA NUOVA, Riferimento Popolare; Gioacchino Campolo, Forza Italia; Giorgio Triolo, Nuovo Centro Destra; Elvira Campana, Nuovo Centro Destra chiedono “contenuti” nell’atto deliberativo che dà impulso alle procedure referendarie.
«Dobbiamo – dicono – da una parte, creare il contenuto, con un percorso amministrativo condiviso sia dalla Città di Corigliano Calabro che dalla Città di Rossano, che duri nel tempo; dall’altra, concordare il futuro di queste due Città, sottoponendo la nostra idea ad uno studio di fattibilità. Non possiamo cambiare per sempre e in modo irreversibile la cartina geografica senza avere minimamente idea di quello che sarà il futuro. È un modo di fare da PRIMA REPUBBLICA che non ci appartiene». Gli stessi preannunziano «che l’unanimità sulla votazione dell’atto di impulso della Fusione non c’è mai stata, non c’è e non ci sarà se persisterà questa assenza di contenuti. Non possiamo prenderci le responsabilità di un contenitore vuoto che riempiranno altri». La tendenza di elevarsi a poteri non propriamente assegnati al consiglio comunale persiste. Oggi i Consiglieri comunali sono chiamati a decidere se sia giusto o meno dare la parola ai cittadini sulla questione della fusione. Sui contenuti si potrà aprire una stagione elettorale durante l’arco di tempo che porta al referendum tra i favorevoli e i contrari. Oggi anteporre questioni di merito di un atto che di politico ha ben poco appare più come un pretesto che altro.
Alla futura classe dirigente il compito di disegnare il territorio in maniera organica, non certo a chi di fusione non ha mai parlato o discusso né nelle sedi di partito né tantomeno nelle campagne elettorali.

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