Purtroppo, però molti dei nomi indagati o colpiti dal procuratore erano già comparsi diversi anni fa nell’inchieste del magistrato De Magistris ingiustamente spogliato delle sue prerogative giudiziarie, come ha riconosciuto alla fine la giustizia italiana. Ma la domanda che mi pongo dopo avere letto i nomi e le cariche pubbliche di molti degli accusati, è la seguente: ma com’è fatto lo stato in Calabria? Innanzi tutto, va detto che nella nostra regione di Stato ce n’è da una parte troppo poco e dall’altra troppo dove non occorre. Per esempio, la presenza delle forze dell’ordine è al di sotto delle necessità, lo stato degli ospedali è quasi ridicolo, quindi qui possiamo parlare giustamente di assenza dello stato, ma se guardiamo anche alle assunzioni che negli anni sono state fatte, possiamo renderci conto che in molti uffici pubblici spesso si è cercato più di sistemare qualche disoccupato, spesso con la tecnica degli amici degli amici, che non di rifornire le strutture di personale competente e in grado di assolvere bene ai compiti delle proprie funzioni. L’altro aspetto che non è da sottovalutare è quale sia la presenza dell’illegalità nelle strutture pubbliche. Questa è una domanda decisiva, perché ci sono state ormai troppe inchieste, indagini che hanno svelato come associazioni lobbystiche, spesso vicine anche ad elementi malavitosi, con la commistione di massoneria e politica nella sostanza diventano capaci di controllare molti dirigenti di importanti uffici pubblici a cominciare dalla Regione Calabria.
A questo punto, visti anche gli scarsissimi risultati della politica, per esempio nell’utilizzo dei fondi europei viene da domandarsi. Ma di cosa abbiamo bisogno per cambiare? Io penso che avremmo bisogno di ricominciare daccapo l’organizzazione dello stato in Calabria. Innanzi tutto, va ricordato che anche la storia qui ha un suo peso: lo schema amministrativo che lo stato monarchico dopo l’unità d’Italia ha seguito fu sostanzialmente preso a prestito dal caso francese con un’amministrazione centralizzata, mentre spesso l’Italia aveva bisogno di uno stato più agile e vicino alle esigenze dei territori, mantenendo però un’impostazione ideologica di fedeltà ai valori della costituzione. Oggi penso che a parte molti funzionari assunti tra gli anni Settanta ed ottanta, il resto dei dirigenti e anche di parte degli impiegati siano stati assunti sotto il controllo della politica clientelare, e quindi non abbiamo la garanzia che questi funzionari siano poi effettivamente fedeli alla costituzione italiana, piuttosto che agli interessi di gruppi che li hanno piazzati nella pubblica amministrazione. Se persino il comandante dei vigili urbani di un importante comune come Pizzo Calabro e un colonnello dei carabinieri vengono accusati di collusione con la ndrangheta, vuol dire chela penetrazione del malaffare è molto spinta. Io penso che le forze politiche che vogliono il progresso di questa regione potrebbero fare questo ragionamento: cerchiamo di pensionare chi già ha dato, e mettiamo tutti i dirigenti alla prova dei fatti per un paio d’anni: cioè sottoponiamoli a una prova di rendimento e di efficienza, chi la supera rimane, chi non la supera viene trasferito in altre regione sotto il controllo dello stato. Chiunque venisse sospettato di agire illegalmente dovrebbe venire messo sotto inchiesta interna e se le accuse provate dovrebbe essere licenziato. Ma la cosa più importante è secondo me cambiare questo tipo di approccio: se io vado negli uffici oggi, se conosco qualcuno forse ottengo soddisfazione, ma se non conosco nessuno c’è tempo prima che le mie domande vengano accolte da qualcuno. Ecco questo concetto dovrebbe sparire. Con una formazione straordinaria degli impiegati e dei funzionari per migliorare il loro rendimento ed aggiornarlo alle legislazioni e ai tempi cambiati. Un altro punto: gli uffici che si rendono responsabili di rallentamenti nell’utilizzo dei fondi europei vanno completamente ristrutturati. Il dirigente trasferito e sostituito con uno che abbia superato un concorso e che sia preparato nella materia che dovrà affrontare. Inoltre, chiunque abbia rapporti con associazioni o lobby segrete deve dichiarare la propria appartenenza e deve in qualche modo essere sottoposto a sorveglianza sui risultati del suo lavoro. E poi andrebbe introdotta una legge o migliorata quelle esistenti affinché chi si renda colpevole di ruberie o illegalità abbia a pagare non solo con le punizioni giuridiche, ma con pesanti multe. Insomma lo stato andrebbe riorganizzato e moralizzato in Calabria. I partiti sono disponibili a tutto questo?
FABIO MENIN