Adelaide Vuono, 33 anni, coriglianese che ha vissuto fino a pochi anni fa a Cantinella di Corigliano, oggi vive a S.Maria del Cedro insieme a suo marito Saverio. L’ho conosciuta sin da piccolina perché frequentavo assiduamente suo padre, Tonino, tanto per intenderci chi sul finire degli anni 80 si era “inventato” il volontariato. Un volontariato con V maiuscola con l’associazione “Nobiltà” che costituirà ufficialmente nel 1991. Chi non ha conosciuto Tonino, persona perbene, grande cuore, tanto slancio e generosità, soprattutto nei confronti di chi aveva veramente bisogno. Lui ha aiutato tantissime persone, ma in molti gli hanno girato le spalle, lo hanno abbandonato, poi alcuni anni fa ci ha prematuramente lasciati stroncato da un male inerosarbile. Ma perché oggi parliamo di sua figlia, Adelaide, perché questa giovanissima donna tutto cuore ed energia ha pubblicato alcuni mesi fa il libro “Un inquilino di troppo” edito dalla casa editrice calabrese Falco. Perché Adelaide ha voluto scrivere questo libro? «Sono passati due anni dall’inizio di questa storia. Quando è iniziata – spiega l’autrice del libro – avevo 31 anni e una montagna di capelli, una passione smisurata per i libri, tanti amici, una famiglia caotica e un nuovo amore. Sono entrata in uno studio medico con tutti i miei sogni e sono uscita con una sola parola a spasso tra i miei pensieri … ho un cancro. Ero arrabbiata, impaurita, terrorizzata, disarmata. Ho scritto quello che non riuscivo a trattenere. Mi sono fatta forza con le parole. Ha funzionato. Adesso vivo con Saverio, l‘uomo che amo, in una casa rossa fiammeggiante: un colore che mi ricorda il vino e un liquido che mi ha salvato la vita». Con queste parole Adelaide Vuono, giovane donna e soccorritrice di una Pubblica Assistenza cosentina, sintetizza la sua lotta contro il tumore al seno che ha stravolto la sua vita ma non la sua voglia di vivere. Una battaglia durissima, senza esclusione di colpi, annotata da Adelaide giorno dopo giorno nel suo diario oggi diventato, come si diceva, un bellissimo ed emozionante libro. Della sua vicenda umana e civile si è occupato anche di recente il Corriere della Sera che ha pubblicato una intervista di Gianluca Testa di cui proponiamo un breve passaggio. “Scrivere è stato un sollievo. Non solo per se stessa, ma anche per altri. «L’ho fatto affinché gli altri non si voltassero distogliendo lo sguardo da me solo perché avevo la bandana in testa. L’ho fatto perché non volevo che parlare di cancro facesse paura» racconta oggi sorridente ed emozionata. «Dopo le prime parole sussurrate a seguito della diagnosi già t’immagini la bara accanto. Pensi: morirò. Io però ho voluto rifiutare questa possibilità. È lì che è cambiato il mio viaggio».
Un viaggio duro, doloroso e complicato. Ma la fortuna di Adelaide è stata quella di aver avuto attorno tante persone che l’hanno sostenuta: una famiglia numerosa e affettuosa, gli amici, il fidanzato. Cos’è per Adelaide la felicità? «È un mattino d’estate con un libro da leggere davanti al blu intenso del mare. È un posto inaccessibile e inviolabile, solo mio. Lì il mio inquilino di troppo non è mai riuscito a entrare». Sì, perché fin da subito Adelaide gli ha detto «Mo vatinni, però». E così è stato”.