Alto Jonio. Interi territori a secco mentre l’acqua dei torrenti finisce in mare

ALTO JONIO. Siccità e crisi idrica: la Calabria è quasi a secco mentre l’acqua delle fiumare finisce in mare. E’ proprio così, perché in Calabria, come è risaputo, i fiumi sono pochissimi e di limitate proporzioni ed i bacini idrografici hanno per lo più regime torrentizio per cui l’acqua dei torrenti, se non viene trattenuta e invasata, finisce diritta in mare.

Nella prospettiva che il problema della siccità possa aggravarsi, il Dipartimento Agricoltura della Regione nei giorni scorsi è corso ai ripari e
allertando in modo preventivo l’apposita cabina di regia. L’obiettivo, secondo quanto riferisce il Dipartimento guidato dall’Assessore Gianluca Gallo, è quello di monitorare la disponibilità delle risorse idriche, mettere in guardia agricoltori e cittadini contro gli sprechi dell’acqua sia esso a scopo potabile che irriguo e industriale e suggerendo rimedi e, ove possibile, individuare e realizzare nuove fonti di approvvigionamento idrico.

Per contrastare l’attuale situazione di siccità, secondo quanto si legge in una nota proveniente dalla Segretaria dell’On. Gallo, la Regione Calabria ha stanziato 3 milioni di euro dedicati al programma di interventi da realizzare nel Crotonese e in particolare nei comuni di Isola Capo Rizzuto, Cutro, Cirò Marina e Strongoli.

Ma la siccità e la conseguente crisi idrica a cui si va inesorabilmente incontro anche a causa dei cambiamenti climatici, è dietro l’angolo in tutta la Regione e in particolare nei territori più aridi e siccitosi come l’Alto Jonio come tutti i territori calabresi con una morfologia “a pettine” che, completamente privi di fiumi, presentano bacini idrografici solamente a regime torrentizio, per cui sarebbe utile e necessario programmare e realizzare interventi di captazione, di raccolta e di stoccaggio delle acque meteoriche. Acque che, essendo tutti i canali a regime torrentizio, spesso devastano il territorio, provocano danni e disastri come quello avvenuto nel Raganello in piena estate e alla fine finiscono in mare.

Il prototipo più grande e più funzionale del sistema di invasatura e stoccaggio delle acque meteoriche è la diga che genera il mega-invaso del Sinni nella vicina Basilicata che, oltre alla Basilicata, riesce a dissetare parte della Puglia e, attraverso l’omonima condotta, anche una parte consistente dell’Alto Jonio Cosentino. Un esempio, questo che, tradotto e adeguato al contesto territoriale calabrese, attraverso piccoli invasi capaci di trattenere e accumulare acqua potrebbe contribuire a risolvere la perdurante carenza idrica di interi territori sempre più arsi e siccitosi.

Nell’alveo del torrente Saraceno, per esempio, anni addietro è stato realizzato un piccolo invaso (nella foto) che trattiene parte dell’acqua dell’omonimo torrente (l’altra parte finisce in mare!) e soddisfa le esigenze degli aranceti di Trebisacce, ma altrettanto potrebbe fare il nuovo
Consorzio Unico della Calabria mettendo a profitto i copiosi fondi comunitari nei torrenti Raganello di Francavilla, Satanasso di Villapiana, Avena di Albidona, Straface di Amendolara, Ferro di Oriolo e Roseto Capo Spulico, San Nicola di Rocca Imperiale… Sarebbe questo il modo migliore per capitalizzare i fondi europei del PNRR, buona parte dei quali è facile immaginare che finiranno purtroppo per essere restituiti al mittente per carenza di progettazione.

Pino La Rocca

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