Confermati gli arresti domiciliari per l’assistente capo della Polizia Penitenziaria, fermato nei giorni scorsi dai carabinieri con l’accusa di introdurre telefoni cellulari all’interno del carcere di Rossano. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’agente, assistito dagli avvocati Antonella Caputo e Gianluigi Zicarelli, ha scelto di non rispondere alle domande. Al termine dell’udienza, il Gip del tribunale di Castrovillari ha convalidato la misura cautelare. Il fermo è avvenuto lunedì scorso, al termine di un’operazione condotta dai carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano, guidato dal colonnello Marco Filippi e dalla Procura di Castrovillari diretta dal procuratore capo Alessandro D’Alessio. L’assistente capo è stato intercettato durante un controllo stradale, mentre si dirigeva verso il carcere per iniziare il turno di lavoro. Nell’auto del sospettato sono stati rinvenuti tre smartphone nuovi, nascosti in un involucro, insieme ai relativi caricabatterie. Successivamente, una perquisizione più approfondita ha permesso ai militari di scoprire un secondo contenitore simile, alimentando i sospetti che i dispositivi fossero destinati ai detenuti della struttura di contrada Ciminata Greco. Le indagini rientrano in una più ampia operazione di controllo all’interno del carcere, dove sono stati registrati numerosi episodi legati al traffico illecito di telefoni. Tra i precedenti, spicca una scoperta di oltre cento cellulari in una singola operazione. Solo pochi giorni prima del fermo dell’assistente capo, erano stati individuati altri dieci dispositivi nascosti nelle celle.
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