Nel testo si evidenzia che «pur nella consapevolezza dell’insediamento recente del Commissario, della gravità del contesto pandemico e della complessa gestione della campagna di vaccinazione, delle tempistiche per l’approvazione dell’atto aziendale fissate dai decreti di nomina del Commissario» per le tre OO.SS. «la rapidità che ha caratterizzato la stesura dell’Atto aziendale non giustifica la sua genericità e le sue carenze, quasi che l’adozione dell’Atto sia il tentativo di assolvere ad un obbligo formale, più che definire un preciso progetto, realmente adeguato ai bisogni e alle necessità di cittadini e comunità. Tanto più alla luce del contesto pandemico, della caduta verticale sui LEA e della drastica riduzione delle prestazioni erogate».
«Le “Linee guida Regionali per l’adozione degli atti aziendali” – scrivono ancora Cgil, Cisl e Uil – si caratterizzano per la presenza di carenze e criticità, riproponendo sostanzialmente modelli organizzativi del passato, evidenziando l’assoluta assenza di una visione e la mancanza di un nuovo assetto organizzativo, capace di superare le criticità che la gestione del Covid-19 ha evidenziato in maniera drammatica».
Inoltre, le tre OO.SS. «ritengono che le stesse linee guida siano da rivedere anche alla luce della approvazione da parte del Parlamento del PNRR che con la missione n.6 “mira a potenziare e riorientare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per migliorarne l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura delle persone, anche alla luce delle criticità emerse nel corso dell’emergenza pandemica”».
Nello specifico, nel documento dei sindacalisti si legge che «l’Atto aziendale dell’ASP di Cosenza depaupera ulteriormente l’assistenza territoriale, assegnando 15 strutture complesse in meno a quest’area, rispetto a quanto previsto dallo stesso DCA 31/2021 ed in concomitanza, peraltro, della riduzione di un Distretto Sanitario rispetto a quanto previsto dall’Atto aziendale approvato con DCA 117/2017».
«Non si riesce a comprendere – si legge più avanti – quali siano le sinergie messe in campo da ASP e AO, nella stesura dei rispettivi Atti aziendali, rispetto ai quali, invece, sarebbe auspicabile una maggiore e reale integrazione capace di rafforzare l’offerta di servizi sanitari. Viceversa, non si riscontrano riferimenti puntuali e scelte conseguenti all’integrazione dell’organizzazione sanitaria che, per le scriventi, è invece priorità strategica».
Non è, inoltre, «ulteriormente rinviabile una riorganizzazione ispirata a criteri di efficienza, merito e trasparenza e, soprattutto, riveste assoluta urgenza un piano straordinario di assunzioni, in considerazione dei tanti collocamenti in quiescenza nell’ambito dell’ASP, con sostituzioni parziali, per cui il contrasto al Covid nonché l’ordinarietà sono stati garantiti attraverso lo sforzo straordinario del personale sanitario, che ha operato e continua ad operare in condizioni proibitive. Per Cgil, Cisl e Uil senza personale non c’è sanità».
I tre sindacati «ritengono che le previsioni dell’Atto aziendale non consentano di risolvere adeguatamente le problematiche evidenziate e che gli obiettivi di de-ospedalizzazione, continuità assistenziale e potenziamento della sanità territoriale, anche alla luce della fase emergenziale pandemica, non possano essere efficacemente perseguiti». Nell’Atto aziendale, «la mancanza di dati sul personale e sulla dotazione organica dei servizi e presidi non consente di individuare la capacità di funzionamento degli stessi e lascia senza risposta una domanda fondamentale, ovvero come realmente sono resi operativi i posti letto per acuti e sub acuti di cui al decreto 70/2015. In base ai nostri calcoli mancano, fra acuti e sub acuti, centinaia di posti letto e tanti altri, per carenza di personale, resteranno virtuali».
«L’Atto aziendale dell’ASP – scrivono Calabrone, Guido, Lavia e Castagna – avrebbe dovuto dare priorità, nella pianificazione, alle criticità riscontrate sui LEA, il cui mancato raggiungimento non solo nega il diritto alla salute, ma pone problematiche significative sul versante finanziario, dal blocco del 3% del Fondo alle addizionali IRPEF e alimenta il fenomeno dell’emigrazione sanitaria extra territoriale».
Il documento di Cgil, Cisl e Uil propone al Commissario dell’ASP di Cosenza La Regina e al Commissario ad acta Longo ulteriori osservazioni relative alla rete ospedaliera, alla rete dell’emergenza-urgenza, alla riorganizzazione dei distretti sanitari e della rete delle cure primarie, alle case della salute, alla riorganizzazione dei dipartimenti. I tre sindacati, ancora, «considerano l’offerta sanitaria privata di integrazione all’offerta pubblica e non sostituiva, in un quadro trasparente di acquisto necessario delle prestazioni e di puntuale verifica dei requisiti di accreditamento».
«Nel ribadire, in conclusione, che le previsioni dell’Atto aziendale, resterebbero in gran parte non attuate senza un contestuale piano straordinario di assunzioni di personale sanitario», Cgil, Cisl e Uil «chiedono, in forza delle osservazioni sopra formulate, la rettifica dell’Atto aziendale dell’ASP di Cosenza» (Comunicato stampa).