Bellafante il fuochista, racconto di Martino A. Rizzo

Ci fu un tempo che a Rossano i fuochi pirotecnici erano legati al nome Bellafante. Ma chi era Bellafante e qual era il suo rapporto con Rossano? Infatti Bellafante non è un cognome rossanese e Domenico Bellafante, che alla fine degli anni ’40 del secolo scorso si insediò a Rossano, era nato a Francavilla al Mare da una famiglia da sempre attiva nella realizzazione di fuochi pirotecnici.

Domenico, durante la guerra, a Francavilla, fece la conoscenza del rossanese Giuseppe Canino che lavorava a Chieti il quale gli raccontò che a Rossano e nel suo circondario non esistevano “fuochisti”. Così Domenico prese la decisione di trasferirsi nella cittadina sullo Jonio con la moglie Adele, una Bellafante pure lei.

I Bellafante erano una famiglia da sempre impegnata nella realizzazione dei fuochi pirotecnici e a Francavilla divideva il mercato con la famiglia Garibaldi. Aveva però la propensione a esportare questa sua arte grazie a propri rappresentanti che si trasferivano in altre località per aprirvi nuovi laboratori. In Calabria a Rossano venne Domenico, altri si spostarono in Umbria, a Terni, e Giuseppe, “Joseph”, Bellafante nei primi del ‘900 aprì la prima fabbrica di fuochi artificiali “a stelle e strisce” negli Stati Uniti, in Ohio, nella città di Cleveland.

Così Domenico nel 1949 si spostò a Rossano e prese casa alla “Piazzetta”, poi dopo qualche anno si sistemò a Celadi dove mise su abitazione e laboratorio.

Con lui iniziò subito a lavorare un quattordicenne rossanese, Fiore Golluscio, che così apprese l’arte della realizzazione dei fuochi pirotecnici e al suo maestro rimase legato per tutta la vita. Quando Domenico, che non aveva avuto figli, morì fu Fiore che riportò la sua salma a Francavilla al Mare. Lo stesso Fiore Golluscio che quando Domenico si ritirò dall’attività gli subentrò nell’azienda.

All’epoca costruire i fuochi pirotecnici significava mescolare, come in un laboratorio chimico, varie sostanze: nitrato di potassio, zolfo, carbone, per creare una specie di farina alla quale veniva dato il colore voluto e così i giochi pirotecnici realizzati potevano allietare le feste paesane. A Rossano servivano in particolar modo, e servono tutt’ora, a chiudere i tre giorni dei festeggiamenti per la Madonna dell’Achiropita a Ferragosto.

Negli anni ’50 i fuochi venivano sparati inizialmente dal Traforo, precisamente dalla collinetta dove oggi si trova la chiesa di San Bartolomeo, poi – poiché quella postazione era molto vicina al paese – si optò per la piana sotto la Santa Croce. Quando scattava il momento per far partire i botti, in un’epoca in cui non c’erano i telefonini, veniva sparato un bengala di segnale o dal Cozzo o dalla ringhiera che c’è tra il Circolo Cultuale e l’ufficio delle Poste, in fondo a Piazza Steri. Così chi era sotto la Santa Croce capiva che era arrivato il momento di far partire i botti.

Ci furono anche periodi in cui a Domenico Bellafante veniva preferito un certo Gallotta che arrivava da fuori.

I fuochi di Bellafante venivano realizzati “dalla a alla z” a Rossano, così come continuò a fare Golluscio che prese il suo posto. Oggi però è più conveniente acquistarli dalla Cina e così anche questa attività è andata a sparire.

Martino A. Rizzo

I racconti di Martino A. Rizzo ~ ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

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