Brennero, secondo giorno di protesta degli agricoltori. Fonsi (Coldiretti Rossano): «Qui per difendere il Made in Italy»

Seconda e ultima giornata della maxi-manifestazione Coldiretti ‘’No Fake in Italy’’ al confine di Stato del Brennero.

La Coldiretti denuncia, sulla base dei dati Istat, l’aumento delle importazioni di cibo straniero del 60%. Prodotti spesso spacciati per autentici italiani e provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale, mettono a rischio la salute dei cittadini e il futuro dell’agroalimentare tricolore.

Diecimila agricoltori, guidati dal Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e coadiuvati dalle forze dell’Ordine, fermano e ispezionano il contenuto di tir, camion frigo e autobotti in ingresso, nel luogo simbolo per il passaggio dei falsi prodotti made in Italy.

Formaggi con nomi italiani ma lavorati nel nord Europa, latte austriaco diretto a Brescia, cosce di maiale danesi, uva indiana, uova polacche, cipolle dell’Est, cagliata dalla Danimarca, grano di origine ignoto e patate tedesche destinate a Crotone (poi spacciate probabilmente per silane) sono solo alcune delle tristi ‘’scoperte’’ delle ultime ore.

«Siamo qui al Brennero per difendere il nostro Made in Italy – dichiara Antonino Fonsi presidente Coldiretti Rossano, accompagnato da altri 24 componenti della delegazione locale –. Stiamo fermando il trasporto di prodotti agroalimentari stranieri che arrivati poi in Italia diventano magicamente Made in Italy. Quello che chiediamo è che quanto importato sia equiparabile a quello da noi prodotto in Italia; non si può importare della frutta dal Brasile o dall’Africa poiché le condizioni di lavoro degli operai sono diverse, il prodotto non è etico e la coltivazione prevede l’uso del DDT (insetticida), che noi non utilizziamo da ormai 20 anni, o in zone poco soleggiate, il glifosato, qui vietato. Inoltre, chiediamo che l’agricoltore abbia un reddito: i costi di produzione sono alti e facciamo fatica a competere con i prodotti importati quasi a costo 0. Ad esempio, proprio ieri abbiamo fermato un carico di pere; il loro costo di produzione è quasi di euro e venti centesimi mentre gli agricoltori le vendono a quaranta centesimi, risultando quindi in perdita».

Da questa imponente mobilitazione, che vede anche 200 agricoltori calabresi, parte la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sull’obbligo di etichettatura di origine a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’EU. Tale campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti.

Virginia Diaco

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