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Centro disabili ANFFAS opera in mezzo a lavori e disagi |VIDEO

Un centro per persone con disabilità si trova a operare in mezzo a un cantiere aperto, con polvere, rumori e continui disagi. La sede, un bene confiscato occupato dal 2009, è stata destinata a un progetto di edilizia sociale finanziato con fondi PNRR. Tuttavia, l’associazione non ha ancora ricevuto le chiavi né alcun contratto formale per la nuova sede, situata in una zona periferica e poco accessibile. Il trasferimento, promesso da mesi, non può dunque avvenire. Nel frattempo, gli operatori continuano a garantire le attività educative e laboratoriali all’interno della struttura, dimostrando ogni giorno una grande sensibilità. Nonostante i rumori forti e l’ambiente compromesso dai lavori in corso al piano superiore, portano avanti con rispetto e attenzione il lavoro con le persone disabili, proteggendole da situazioni stressanti e salvaguardando la loro routine. La vicenda mette in luce un problema di gestione e comunicazione che pesa sulle spalle delle famiglie e degli operatori, lasciati in una situazione di precarietà e incertezza, senza risposte né alternative adeguate. «Ci troviamo a denunciare purtroppo e a portare a conoscenza di tutti una situazione alquanto incresciosa e soprattutto una situazione che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare in questi mesi», afferma Marinella Alesina dell’associazione Anffas Corigliano Rossano ETS APS. precisando che l’associazione non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, ma ha appreso della riconversione dell’immobile attraverso atti pubblicati sull’albo pretorio. Il bene era stato assegnato nel 2009 con un verbale di affido. Nel tempo era diventato molto più di un semplice spazio: era stato ristrutturato grazie alle risorse economiche dei volontari e rappresentava per molti ragazzi con disabilità un punto di riferimento, un luogo familiare, un simbolo di autonomia. «I ragazzi immaginavano, ormai divenuti grandi, di poter realizzare qui il sogno del dopo di noi», racconta ancora. Dopo aver appreso della destinazione dell’immobile ai fondi PNRR, l’associazione ha accettato con fatica il trasferimento. Il Comune ha messo a disposizione una nuova sede in Contrada Bonifacio, un ex autoparco, periferico e lontano dal centro abitato. «Facciamo presente che è una palazzina fuori dal centro e che per le attività di autonomia, anche rispetto alla normativa 328, sarebbe meglio vivere in contesti serviti e accessibili», spiega Alesina. Al disagio logistico si aggiunge la confusione burocratica. «Al rientro dalle vacanze di Pasqua, martedì, abbiamo ricevuto una comunicazione che la ditta avrebbe cominciato a portare del materiale. Il giorno stesso abbiamo trovato un cantiere aperto, con rumori, polvere, operai al lavoro, mentre le nostre attività erano in corso». Le famiglie, nonostante le rassicurazioni dell’ufficio patrimonio, si sono trovate a dover gestire quotidianamente la presenza del cantiere. «Lavoriamo dalle 9,30 alle 17,30 con persone con disabilità intellettiva e relazionale, anche autistiche, per cui suoni e rumori possono essere fonte di grande stress. Fare una riunione, una telefonata o semplicemente vivere lo spazio in serenità è diventato impossibile».
Il trasloco, inoltre, non è mai potuto partire ufficialmente: «Non abbiamo mai ricevuto le chiavi, né un contratto. Abbiamo chiesto documentazione basilare come la conformità degli impianti, l’agibilità, il documento di valutazione rischi. Niente». Alesina conclude con amarezza: «Abbiamo avuto la visita del sindaco in campagna elettorale. Ci aveva promesso tutela. Ma oggi, dopo due giorni di cantiere, ci sentiamo presi in giro. È una mancanza di rispetto verso le persone e il lavoro che portiamo avanti da anni».

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