È un effetto domino che travolge tutta la filiera quello provocato dalla difficile situazione del Consorzio di bonifica di Trebisacce. Da una parte, infatti, ci sono le giuste rivendicazioni dei lavoratori, che portano avanti il loro presidio per chiedere la liquidazione di ben sei mensilità arretrate. Dall’altra ci sono gli agricoltori, con le loro altrettanto legittime preoccupazioni per un’attività già alle prese con numerosi problemi: cambiamenti climatici, aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e, adesso, anche l’acqua per irrigare che non arriva.
A denunciare la situazione è l’Associazione per la salvaguardia e tutela dell’agricoltura nel territorio di Corigliano-Rossano, che queste preoccupazioni fa presenti in una lettera al presidente Roberto Occhiuto, all’assessore regionale Gianluca Gallo e a diversi altri rappresentanti istituzionali e di categoria. «Preso atto dell’interruzione del servizio di distribuzione di acque irrigue da parte del Consorzio di bonifica dei bacini jonici del Cosentino dovuto allo sciopero indetto dalla totalità dei suoi dipendenti», l’associazione manifesta innanzitutto la propria «solidarietà dei soci tutti nei confronti dei suddetti lavoratori i quali lamentano la mancata erogazione di salari e stipendi relativi a numerose mensilità arretrate».
Una protesta che sta inevitabilmente causando un grosso disservizio a tutti gli agricoltori serviti dal Consorzio, arrecando «danni inquantificabili». Si tratta, sottolinea l’associazione di Corigliano-Rossano, di una categoria «già vessata, quanto e più di altre, dall’attuale situazione economica nazionale e internazionale tradottasi nell’aumento sconsiderato dei beni e delle risorse essenziali necessarie al processo produttivo; stesso aumento che, per inciso, è ben evidente anche nei periodici dazi richiesti dal suddetto Consorzio (a fronte di servizi storicamente tutt’altro che impeccabili, quando erogati)».
Un’emergenza che diventa drammatica in questo particolare periodo dell’anno, in un territorio in cui predomina la produzione degli agrumi, che proprio adesso vive il suo passaggio più delicato: l’ultima fase di maturazione del frutto e l’imminente fase iniziale della raccolta, un momento in cui, sottolinea l’associazione, «la disponibilità di acqua diventa conditio sine qua non per poter portare a compimento il ciclo produttivo».
Di qui la richiesta «ferma e decisa agli organi preposti affinché il contenzioso in atto venga risolto immediatamente per onorare la dignità dei dipendenti del consorzio, per onorare la dignità dei lavoratori e degli imprenditori di tutto il comparto agricolo e per onorare infine la dignità dell’intero territorio che non può, non più, essere succube e vittima sacrificale della pessima gestione, ove per incompetenza ove per malafede, delle risorse».