Corigliano Rossano, coordinamento per la difesa del Porto: “No al progetto Baker Hughes”

Il Coordinamento per la Difesa del Porto di Corigliano Calabro ha tenuto ieri sera una conferenza stampa presso la sede del Mercato Ittico di Schiavonea. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti del Coordinamento, tra cui il presidente e numerosi cittadini. Nel corso della conferenza stampa, il Coordinamento ha ribadito la sua contrarietà al progetto della società Baker Hughes di realizzare un impianto di stoccaggio di gas naturale liquefatto nel porto di Corigliano Calabro. Rimarcata la pericolosità del progetto che confligge con la vocazione naturale del territorio, appare in contrasto con le norme vigenti e non ancora valutato dal punto di vista ambientale. Al sindaco di Corigliano Rossano è stato chiesto di bloccare il progetto. A margine dell’incontro, l’avvocato Osvaldo Romanelli, componente del comitato, ha sottolineato le sfide legali incontrate dal gruppo. La richiesta di accesso alle informazioni, indirizzata sia alle pubbliche amministrazioni sia alla Baker Hughes è stata in gran parte ignorata. Ciò ha lasciato il comitato senza la possibilità di visionare documenti importanti relativi allo smaltimento dei rifiuti, all’impatto ambientale e alla gestione delle polveri, creando una situazione di stallo legale. Il movimentista ha ribadito che, nonostante le difficoltà, il comitato non intende arrendersi. La mancanza di risposte alle richieste di accesso alle informazioni è vista come un ostacolo, ma non come una sconfitta definitiva. Il gruppo sta valutando ulteriori azioni legali per garantire l’accesso completo alle informazioni e per far emergere le criticità ambientali del progetto. Il porto è sprovvisto di piano regolatore:«La negligenza dell’autorità portuale nel formulare un piano adeguato ha creato un vuoto normativo che ha permesso l’emergere di progetti di vasta portata senza le necessarie considerazioni ambientali e turistiche. Solo di recente si è discusso dello sblocco di un cantiere navale fermo dal 2006, proprio a causa della mancanza di un piano regolatore portuale».

Porto di Corigliano tra dubbi ambientali e rischi economici

L’architetto Mario Gallina, componente del comitato, ha espresso profonde perplessità riguardo alla cessione totale del porto di Corigliano alla Baker Hughes. Nel corso della serata, ha sottolineato che la proposta non riguarda una semplice concessione temporanea, ma potrebbe comportare la perdita di sviluppi futuri e l’insediamento permanente di una struttura industriale. «Non possiamo permetterci di trasformare il nostro porto, ha dichiarato Gallina, evidenziando il possibile impatto negativo su economia e ambiente. La scelta della posizione per la struttura solleva interrogativi sulla potenziale minaccia ambientale e il rischio di inquinamento. L’architetto ha anche sollevato la questione dell’assenza di un coinvolgimento adeguato dell’autorità portuale nella decisione. Ha sottolineato come l’autorità portuale, nel corso degli anni, non abbia approvato un piano regolatore più ambizioso, creando un vuoto normativo che ora potrebbe permettere la realizzazione di progetti di vasta portata senza la necessaria considerazione ambientale. Gallina ha osservato le responsabilità dell’autorità portuale nella mancata approvazione di piani più lungimiranti. «Il porto, attualmente turistico e commerciale, rischia di diventare industriale, creando conflitti tra la qualità ambientale e le esigenze industriali». La comunità locale si trova ora di fronte a importanti decisioni che potrebbero plasmare il futuro del porto e dell’intero territorio. L’evento di ieri sera ha alimentato il dibattito e ha evidenziato la necessità di un approccio ponderato per bilanciare gli interessi economici con la tutela dell’ambiente e della qualità di vita dei cittadini.

L’impatto del progetto sul Porto di Corigliano e la comunità locale

Il progetto di trasformazione del Porto di Corigliano sta sollevando preoccupazioni significative. L’avvocato Pino De Luca, rappresentante del comitato, ha ribadito l’impatto che avrà sulla società e sulla comunità locale. Ha parlato di “progetto imposto”, che sembra aver tenuto all’oscuro molti cittadini, compresi politici in carica. «Questo progetto non è stato presentato alla comunità in modo adeguato, la gente non ne sa nulla», ha dichiarato De Luca. «Anche politici di alto livello affermano di essere all’oscuro di dettagli significativi, suggerendo che potrebbe essere stato imposto in modo autorevole». Il penalista ha sottolineato che, al di là dell’impatto paesaggistico, il progetto sta minacciando direttamente i cittadini. “Noi diciamo “Salviamo il porto”, ma in realtà, questo progetto potrebbe arrecare danni significativi alla nostra comunità. Immaginate navicelle industriali al posto delle navi da crociera e la presenza di strutture invasive. Non sono state effettuate valutazioni preliminari per comprendere l’impatto su ambiente e qualità della vita». De Luca ha ricordato che la società Baker Hughes è coinvolta nella trasformazione di gas e nella costruzione di silos, sottolineando il potenziale impatto negativo sull’ambiente circostante. «La costruzione e la verniciatura di questi silos avrebbero ripercussioni notevoli sulla nostra comunità, non solo dal punto di vista ambientale ma anche in termini di disturbo visivo e acustico», ha affermato l’avvocato. La lotta per la trasparenza e la partecipazione in questo progetto continua. Il Coordinamento ha annunciato che continuerà la sua attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione sul progetto Baker Hughes.

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