Gli investigatori tentano di chiudere il cerchio attorno alla vicenda di Pina Sidero, la 22enne scomparsa il 5 luglio scorso e ritrovata nelle ultime ore a pochi metri dalla sua abitazione legata con un braccio alla recinzione che delimita un’area privata. La giovane, «in discrete condizioni di salute» così come riferisce il procuratore capo Alessandro D’Alessio che ha anche sottolineato la necessità di verificare «se la scomparsa della giovane fosse conseguenza di un allontanamento volontario oppure di un’azione coercitiva nei confronti della stessa», appare provata e dimessa ma anche confusionaria nelle dichiarazioni. Ritiene di essere stata tutto il tempo lì, nella zona dove è stata trovata, senza né cibo né acqua. Una tesi che è in contrasto con il dato secondo cui poliziotti e vigili del fuoco passavano più volte durante le ricerche in quel punto e non ne rilevavano la presenza, ma anche con il fatto che il drone durante le fasi di perlustrazione non individuava la ragazza in quel punto.
Per tutto il pomeriggio di ieri parenti e amici sono stati sentiti presso l’ufficio del commissariato di pubblica sicurezza di Corigliano Rossano, dove gli inquirenti hanno incalzato al fine di meglio comprendere il quadro complessivo in cui si è sviluppata la singolare storia che, ancora oggi, fa registrare coni d’ombra. Da fonti bene informate, appaiono concordanti le tesi sostenute da madre e figlia rispetto alla ricostruzione dei fatti. Si tratta di una ragazza che conduce molto riservata, poca vita sociale, assente dai social, poco incline alle relazioni con l’esterno. E, secondo alcune testimonianze, da tempo era sprovvista di cellulare. Tante le caselle da riempire. L’indagine è affidata al sostituto procuratore Valentina Draetta che è giunta a Rossano per sentire i vari protagonisti di questa triste vicenda.