Crisi delle carceri in Calabria: tra sovraffollamento e necessità di riforma | VIDEO

La gestione delle strutture carcerarie in Italia rappresenta da tempo una delle maggiori sfide per il sistema penitenziario nazionale. Tra sovraffollamento, carenze strutturali e difficoltà nella gestione di detenuti con problemi psichiatrici, le case circondariali affrontano quotidianamente problematiche complesse, che incidono non solo sul benessere dei detenuti, ma anche sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario. A Morano nei giorni scorsi si è tenuto un apposito convegno in cui si è discusso della problematica a cui ha preso parte anche il direttore della Casa Circondariale di Castrovillari, Giuseppe Carrà, secondo il quale  uno dei problemi più significativi è il sovraffollamento. Carrà sottolinea che il numero di detenuti a Castrovillari supera i limiti previsti dalle normative vigenti, una situazione che, sebbene puntualmente segnalata agli uffici competenti, riflette un problema diffuso a livello nazionale. Nonostante ciò, il personale penitenziario, grazie all’impegno quotidiano, riesce a gestire le criticità senza gravi conseguenze immediate. Una delle principali problematiche affrontate dal carcere di Castrovillari riguarda i detenuti affetti da disturbi psichiatrici che rappresentano una sfida costante non solo per la compatibilità con gli altri detenuti, ma anche per la sicurezza del personale. «Continuamente creano problematiche, non solo di compatibilità con gli altri compagni di detenzione, ma anche con la polizia penitenziaria» afferma Carrà, evidenziando come spesso si verifichino episodi di aggressione che rendono ancora più gravoso il lavoro degli agenti.

Le carenze strutturali: il caso delle docce

Oltre alle problematiche relative alla gestione dei detenuti, Carrà ha posto l’accento su una criticità strutturale che perdura da anni: l’assenza di docce nelle camere detentive. A differenza di quanto previsto da una legge risalente a circa vent’anni fa, l’Istituto di Castrovillari rimane uno dei pochi in Calabria a non aver ancora risolto questa mancanza. Le ripercussioni di tale carenza non riguardano solo l’igiene dei detenuti, ma anche la sicurezza interna. L’obbligo di recarsi nelle docce comuni può creare tensioni tra i detenuti e impone al personale di polizia penitenziaria un ulteriore carico di lavoro, aggravato dalla cronica carenza di organico. «Abbiamo fatto continui solleciti e sono venuti tecnici del provveditorato di Roma a verificare la situazione, ma ancora dopo tanti anni non si riesce a risolvere questa problematica» sottolinea Carrà, che riconosce l’importanza di questo intervento sia per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, sia per alleggerire il carico di lavoro del personale. Nonostante queste criticità, negli ultimi due anni sono stati effettuati interventi per migliorare la sicurezza e le infrastrutture della struttura. Il potenziamento delle misure di sicurezza, l’introduzione di sistemi anti-intrusione e anti-scavalcamento e il miglioramento delle sezioni detentive sono alcuni dei risultati raggiunti. Tuttavia, come affermato dal direttore, resta ancora molto da fare, in particolare sul fronte delle docce nelle celle. Riguardo alle riforme del governo Meloni in ambito penitenziario, Carrà valuta positivamente la direzione intrapresa, evidenziando la necessità di garantire la “certezza della pena”, un concetto che considera cruciale per il sistema giudiziario italiano. «Il governo si sta muovendo nella giusta direzione» afferma il direttore, auspicando anche una maggiore attenzione alle misure alternative alla detenzione e al reinserimento sociale dei detenuti.

 

Emergenza carceri in Calabria

Tra i presenti, il Senatore Ernesto Rapani che si è soffermato su alcuni aspetti cruciali del sistema penitenziario, tra cui la carenza di personale, il sovraffollamento e la presenza significativa di detenuti stranieri e affetti da patologie psichiatriche. Uno dei successi sottolineati da Rapani riguarda la riorganizzazione dei vertici delle strutture carcerarie italiane. «L’obiettivo era quello di dare al 31 dicembre 2023 un direttore per ogni struttura carceraria» ha dichiarato il Senatore, evidenziando che uno dei problemi ereditati all’inizio del mandato era proprio la gestione a “scavalco” dei direttori, ovvero con singoli dirigenti responsabili di più istituti. Lo stesso problema si riscontrava per i comandanti della Polizia Penitenziaria, figure fondamentali per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno delle strutture. Rapani ha annunciato che questo obiettivo è stato raggiunto, con la nomina di un comandante per ogni istituto carcerario, un passo importante verso una gestione più efficace e meno frammentata delle carceri italiane. Oltre alla riorganizzazione dei vertici, il Senatore ha evidenziato gli sforzi fatti per ridurre la cronica carenza di personale nella Polizia Penitenziaria. All’inizio del mandato, il deficit era di circa 12000 unità, ma grazie a un piano di assunzioni progressivo, dal 2022 ad oggi sono già state reclutate circa 4000 nuove unità. «Nel 2025 verranno assunte altre 2000 unità, portando il totale a 6000 nuovi agenti, ha dichiarato Rapani, sottolineando l’importanza di questi rinforzi per il funzionamento del sistema penitenziario. Ha anche parlato del “DDL Carceri”, una delle prime leggi approvate dal governo poco prima dell’estate. Questo disegno di legge si propone di disciplinare diversi aspetti delle carceri italiane, affrontando problematiche strutturali e di gestione che si sono accumulate nel corso degli anni. Il provvedimento fa parte di una più ampia strategia per rendere il sistema penitenziario più efficiente e ridurre il sovraffollamento, una delle maggiori emergenze attuali. Secondo il Senatore, il sovraffollamento delle carceri è alimentato da diverse categorie di detenuti, tra cui gli stranieri, che rappresentano oltre il 30% della popolazione carceraria, i malati psichiatrici, che sono circa il 12-13%, e i tossicodipendenti, che costituiscono circa il 25%. Questi gruppi pongono sfide specifiche alla gestione delle strutture, che non sempre riescono a garantire le condizioni adeguate per ciascuno. In particolare, Rapani ha evidenziato il problema legato ai detenuti con malattie psichiatriche, un gruppo che, a seguito della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), viene spesso trasferito nelle carceri. Le REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), che avrebbero dovuto accogliere i detenuti psichiatrici, non sono mai state completamente operative, aggravando ulteriormente il problema del sovraffollamento. “Il malato psichiatrico momentaneamente viene portato nelle strutture carcerarie,” ha spiegato Rapani, aggiungendo che questa situazione crea difficoltà sia per i detenuti stessi che per il personale penitenziario, non adeguatamente formato per gestire tali casi. Ha poi posto l’accento sulla presenza significativa di detenuti stranieri, che rappresentano circa il 30% della popolazione carceraria. Attualmente, ha spiegato, in Italia ci sono circa 61000 detenuti a fronte di una capacità massima di 48000 posti, con un sovrannumero di 13000 persone. «Il 30% di 60000 detenuti equivale a circa 18000 persone. Basterebbe che gli stranieri scontassero la pena nei loro paesi d’origine per riportare il numero di detenuti a un livello sostenibile»  ha affermato Rapani, proponendo un piano di rimpatri come soluzione per ridurre il sovraffollamento.

Carceri in Calabria: criticità e soluzioni necessarie

 La situazione delle carceri in Calabria, come in gran parte d’Italia, è da tempo oggetto di dibattito e preoccupazione. Il Consigliere regionale Sabrina Mannarino, intervenendo sulla questione, ha sottolineato l’attenzione crescente che la Regione sta riservando alle problematiche del sistema carcerario. Si tratta di criticità complesse, che non riguardano solo la gestione quotidiana delle strutture, ma anche aspetti più profondi legati alla salute dei detenuti e al loro reinserimento nella società. Il Consigliere Mannarino ha evidenziato che la Regione Calabria sta dedicando grande attenzione sia all’edilizia carceraria che all’organizzazione interna delle strutture. In particolare, Mannarino ha menzionato l’esistenza di un osservatorio permanente focalizzato sui problemi dei detenuti, con un’attenzione particolare alla questione sanitaria. Questo tema si è dimostrato di estrema importanza soprattutto durante la pandemia, ma rimane cruciale anche per la gestione di lungo termine. «L’osservatorio permanente sui problemi dei detenuti è uno strumento fondamentale per monitorare e affrontare le problematiche sanitarie all’interno delle carceri», ha spiegato Mannarino. Inoltre, ha sottolineato l’importanza delle REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), due delle quali sono presenti in Calabria, e che si occupano specificamente dei detenuti affetti da patologie mentali, garantendo loro cure adeguate fuori dal contesto carcerario. Uno degli aspetti su cui il Consigliere regionale si è soffermato è il tema della riabilitazione dei detenuti. Secondo Mannarino, è essenziale non solo garantire la certezza della pena, ma anche lavorare attivamente per il reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale. «Il reinserimento del detenuto è un processo fondamentale, e la riabilitazione deve puntare a offrire reali opportunità per chi ha scontato la propria pena»  ha dichiarato. Questo concetto, condiviso da molte riforme del sistema penitenziario, risponde all’obiettivo di ridurre il rischio di recidiva attraverso percorsi educativi, formativi e lavorativi che permettano ai detenuti di rientrare nella società con competenze utili e una nuova prospettiva di vita. Tra le principali criticità del sistema carcerario italiano, Mannarino ha sottolineato il problema del sovraffollamento, che rappresenta una sfida anche per le strutture calabresi. Questo fenomeno, ampiamente diffuso su scala nazionale, rende difficoltosa la gestione dei detenuti e incide sulla qualità della vita all’interno delle carceri, oltre a gravare sul personale penitenziario. Per quanto riguarda le soluzioni, il Consigliere ha suggerito che uno degli interventi più efficaci per contrastare il sovraffollamento potrebbe essere l’adozione di provvedimenti di espulsione nei confronti degli immigrati detenuti per reati minori o non gravi. “Gli immigrati rischiano di inflazionare le nostre carceri,” ha affermato Mannarino, proponendo di valutare la possibilità di rimpatri per ridurre la pressione sulle strutture italiane. Questo approccio mira a liberare posti nelle carceri italiane, riservandoli ai casi più gravi e urgenti. Sebbene la Regione abbia già intrapreso importanti iniziative, Mannarino riconosce che il percorso è ancora lungo. “C’è tanto da fare,” ha detto, sottolineando come i prossimi passi debbano concentrarsi su interventi che favoriscano ulteriormente la riabilitazione dei detenuti e il miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle carceri. Il Consigliere ha infine espresso la necessità di continuare a lavorare su una duplice linea: da un lato, garantire la sicurezza e l’ordine all’interno delle strutture penitenziarie; dall’altro, sviluppare politiche che promuovano l’inclusione sociale e il reinserimento dei detenuti, riducendo così il tasso di recidiva e migliorando la sicurezza a lungo termine.

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