Criticità nella casa di reclusione di Corigliano Rossano, appello al Ministro

In riva allo Jonio cosentino, si sta vivendo una grave emergenza nel campo della giustizia, sia in termini di aumento dei reati che di sfide nella rieducazione e riabilitazione dei detenuti. Ieri, presso il Teatro Paolella, si è tenuto un importante evento promosso dall’Associazione “Nessuno tocchi Caino”, in collaborazione con la Camera Penale di Rossano, che ha messo in luce una serie di gravi preoccupazioni legate alla situazione della casa di reclusione di Corigliano Rossano. Rita Bernardini, Presidente dell’Associazione, ha fatto eco a queste preoccupazioni lanciando un appello urgente al Ministro della Giustizia, evidenziando le complesse condizioni della struttura carceraria. Tra le principali criticità, il mancato presidio di un direttore, una cronica sottodimensione del personale, sovraffollamento dei detenuti e una problematica gestione dei soggetti con disturbi psico-sanitari. Tali condizioni impattano significativamente sul principio costituzionale della riabilitazione, mettendo in discussione il reale obiettivo della pena detentiva. Nell’ambito della serata, il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, ha sollevato la questione su come lo Stato abbia ridotto la sua presenza nell’area nel corso dell’ultimo decennio, con riferimento alla chiusura del tribunale locale e al sottodimensionamento delle forze di polizia. Tuttavia, il Procuratore Capo Alessandro D’Alessio ha risposto con fermezza, dichiarando inequivocabilmente: «Lo Stato c’è». Sott’accusa anche la magistratura di sorveglianza ritenuta eccessivamente rigida e ciò determina l’accentuato sovraffollamento.  Attualmente, «destiniamo ben sei miliardi di euro l’anno per coprire l’intero sistema giudiziario, comprese le sfere civile e penale, ha affermato la presidente Bernardini. Quando mettiamo questa cifra a confronto con i soli 3 miliardi e 200 milioni di euro destinati a gestire i 189 istituti penitenziari, emergono dubbi legittimi. È evidente che ciò solleva interrogativi sulla distribuzione delle risorse e sull’efficacia del sistema di giustizia penale. È dunque essenziale rivedere queste cifre e concentrarsi sulla riduzione dell’arretrato di procedimenti penali ancora in sospeso. Alcuni di questi procedimenti potrebbero non essere prioritari, ma il loro accumulo continua a gravare sul funzionamento complessivo del sistema giudiziario. In tal senso, potrebbe essere considerata l’opzione di una amnistia che, se ben strutturata, potrebbe alleggerire il carico di lavoro dei tribunali e favorire una giustizia più celere.

100mila soggetti sospesi in attesa di misure alternative

Un altro aspetto cruciale, continua la Bernardini, riguarda le persone attualmente in attesa di una decisione giudiziaria. Il Ministro della Giustizia ha recentemente rivelato che oltre centomila soggetti si trovano in una sorta di sospensione, con condanne inferiori ai 4 anni e incerte sulle misure alternative alla detenzione. È un problema che richiede una soluzione urgente e un’analisi attenta dei casi per garantire un accesso equo e tempestivo alla giustizia». Perentorio l’intervento del senatore Ernesto Rapani: «ll governo ha assunto l’impegno di nominare direttori e comandanti per tutte le strutture entro la fine dell’anno. Inoltre, sono stati avviati concorsi per reclutare ulteriori 3.500 persone, con già 1.500 arruolamenti nei primi di agosto. Questo rappresenta un passo importante verso la risoluzione del problema del sottodimensionamento del personale. Riguardo al sovraffollamento, si sta valutando la possibilità di trasferire i tossicodipendenti in strutture dedicate, considerando che costituiscono un terzo della popolazione carceraria. Inoltre, si stanno esaminando accordi con altri Stati per consentire agli stranieri di scontare le loro pene nel proprio paese di origine. Per quanto riguarda i detenuti con problemi psichiatrici, si sta cercando di stabilire convenzioni con cliniche psichiatriche per fornire loro l’assistenza necessaria. Il governo sta investendo 84 milioni di euro per costruire otto nuovi padiglioni penitenziari al fine di affrontare il problema della carenza di strutture». Le dichiarazioni del presidente della Camera Penale di Rossano, Giovanni Zagarese, riflettono una serie di importanti tematiche legate alla giustizia e al sistema carcerario. Il noto penalista ha sottolineato che l’evento «è stato un’opportunità per riaffermare la necessità di riaprire l’ex tribunale di Corigliano Rossano, data la sua importanza per la comunità. Riguardo al sistema carcerario, Zagarese ha fatto notare che le condizioni nei penitenziari sono difficili per definizione, essendo luoghi di espiazione della pena. Ha riconosciuto che esistono differenze tra le strutture carcerarie, alcune delle quali consentono una maggiore attività lavorativa e offrono esperienze più positive per i detenuti. Tuttavia, ha anche sottolineato che in molti casi, il carcere non riesce ancora a fornire un ambiente ideale per la riabilitazione. Sono intervenuti nel corso della serata: Sergio Caliò, già presidente dell’ufficio di sorveglianza di Cosenza, Sergio D’Elia, segretario “Nessuno tocchi Caino”, Elisabetta Zamparutti, tesoriere, Luca Muglia, garante dei detenuti-Calabria.

 

 

 

 

 

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