Crotone-Corigliano-Rossano – Illustrissimo Presidente, siamo qui a significarLe le contraddizioni divenute disagio che ormai da tanto, troppo tempo, l’area dell’Arco Jonico vive.
Si Presidente Mattarella, l’Arco Jonico. Quel lembo di terra calabrese estesa dalla riviera alle aree pedemontane afferenti che dal Crotoniate si slancia fino alla Sibaritide per lambire la Lucania.
Pensi Presidente sa di beffa sapere che qui, in Calabria, nacque il nome della Patria, ma oggi è rimasto ben poco che ci permetta di considerare questi territori come parte integrante dell’Italia. Per certi versi, e non è un azzardo, sembra quasi di essere in una provincia subsahariana, tanta e tale è la latitanza dei servizi alle nostre latitudini.
Venga a trovarci, Presidente!
Sarà un piacere farle conoscere la Terra che fu di Pitagora, Faillo e Milone. La accompagneremo in quei luoghi ove nacque il pensiero esegeta gioachimita. Dove i versi di Vincenzo Padula si materializzarono. Dove i Santi Nilo ed Angelo eseguirono la loro catechesi. Dove fu trovato, ed oggi custodito, il Codex Purpureus: l’unico patrimonio Unesco della Regione. Dove Federico II amò realizzare sfarzose dimore. Dove Lilio permise di conoscere il senso del tempo e la sua classificazione. Dove la scienza medica si avvalse dell’opera di Democene e Bruno da Longobucco. Dove Girolamo De Rada si impose come principale iniziatore del movimento letterario albanese. Dove nacque Costantino Mortati, padre del costituzionalismo materiale fondato sulla funzione giuridica ed organica del partito. Dove la drammaturgia di Aroldo Tieri fiancheggiò i migliori interpreti della commedia italiana. Dove il “Premio Crotone” sugellò l’impegno culturale del nuovo meridionalismo. Dove in soli 200 km furono eretti 18 tra Castelli, Torri e Manieri. Dove si formarono altipiani che ricordano la Foresta Nera e che, da noi, si appellano Sila. Dove furono edificati, fra i tanti, alcuni dei Borghi più belli d’Italia. Dove i Greci, dispensando cultura, fondarono l’indomita Kroton e la nobile Sybaris al tempo in cui regnante fu progresso ed opulenza.
A fianco a questa breve e sommaria sintesi storica Presidente, se deciderà di accogliere il nostro invito, saremo costretti a farLe notare i resti di un’industrializzazione decadente che ha lasciato sarcofagi di scorie e mausolei della vergogna vista mare.
Ed ancora, Le lasceremo osservare, cosa si intende per mobilità lungo una linea ferrata rimasta ai tempi dei Borbone.
O una strada, non a caso definita “Della Morte”, che nell’attraversamento dei fiumi ricorda il ventennio fascista. Viepiù le difficoltà nel percorrerla considerato che, in alcuni punti del suo tracciato, misura appena sei metri ed è costellata da rotonde, tutor, autovelox, svincoli ed accessi abusivi, al punto che le brevi distanze sono talmente dilatate da sembrare bibliche. Senza considerare le nicchie votive sparse lungo il suo tracciato a suggellare l’olocausto di vite su di essa perite.
Ci onori della sua visita, Presidente!
Per il tramite della sua testimonianza sarà semplice far comprendere alle Istituzioni romane tutte che qualche miliardo di investimenti in mobilità, dei tanti tra straordinari ed ordinari pianificati per i prossimi anni, apporterà benefici all’area jonica e, di riflesso, li estenderà a tutto il Sistema Europa.
Ci degni della sua attenzione, Presidente!
La sua presenza porterà speranza, la, dove la disperazione e l’apatia hanno conquistato ogni scampolo della giornata. Dove si continua a morire per il mancato accesso ai servizi sanitari e dove tanta è la sete di giustizia da quando l’unico Presidio, compreso tra Crotone e Taranto, è stato soppresso.
Ci raggiunga, Presidente!
Le faremo toccare con mano le difficoltà a raggiungere, in tempi ragionevoli, lo scalo aeroportuale di Sant’Anna dal quale ormai partono sporadici voli che coprono appena tre rotte. E le mostreremo due porti mercantili con annesse aree Zes totalmente sguarnite di collegamenti intermodali e, pertanto, inutili allo stato. Il tutto nella totale indolenza delle Classi dirigenti.
Venga a Noi, Presidente!
Le daremo dimostrazione di cosa vuol dire vivere in una Regione dalle due facce. Da un lato la parvenza dell’emancipazione, dall’altro il totale disconoscimento del termine.
Eppure, ancora oggi, in piena Next Generation UE, si continua con il malsano andazzo di elargire finanziamenti utilizzando due pesi e due misure. A Ponente si pianificano somme miliardarie a Levante si destinano briciole e molliche mentre si soccombe schiacciati dal centralismo.
Accolga il nostro invito, Presidente!
Siamo sicuri che se lo farà, riuscirà a dare voce ad una terra che ormai non sa più parlare. La stessa terra che, però, è stanca di vivere in ginocchio votata al supplizio di gente che poco ha fatto, se non nulla, per migliorare lo stato delle cose.
Non potrà esistere, Presidente, modo migliore per renderLa consapevole di quali e quanti disagi, oggi, le popolazioni comprese tra il Crotonese e la Sibaritide vivono.
Pensi, dalla valle del Neto a quella del Trionto, si estende una delle più grandi aree interne della Nazione. Un’area che per il 70% della sua densità demografica non riesce a raggiungere un Pronto Soccorso nella fatidica Golden Hour. Quell’ora salvavita che avrebbe potuto strappare alla morte tante persone, ma che continua a rimanere un miraggio tra presidi soppressi ed altri privati di qualsivoglia competenza complessa.
Presidente è, oltremodo, ingiusto continuare a tenere un’area dalle innate potenzialità, che si inquadrerebbe come baricentro dei nuovi equilibri geopolitici mediterranei, alla stregua di una landa desolata e depressa. Non possiamo continuare a guardare inermi la crescita, fine a se stessa, di altri territori, quando l’evoluzione dell’Arco Jonico Sibarita e Crotoniate, avrebbe riverberi positivi sulla Calabria tutta ed in generale sul più complesso Sistema del Mezzogiorno.
Non Le stiamo chiedendo il Mondo, Presidente! Solo la possibilità di godere della normalità ad altri garantita ed agli jonici a lungo negata. Perché, ci creda, siamo stanchi di una Politica che, ad ogni livello di stratificazione, continua a guardare al dito e non alla luna.
Ossequiosi saluti
Domenico Mazza
Fabio Bruno Pisciuneri