Un uomo senza lavoro è un uomo senza dignità. Senza distinzione tra giovani e meno giovani. Anzi: questi ultimi, spesso con figli a carico, soffrono particolarmente questa condizione creata da uno Stato sordo, assente e incapace a creare quelle condizioni necessarie affinché ognuno abbia un lavoro. E così i tanti disoccupati di Longobucco hanno perso la pazienza. Di andare avanti senza un vero lavoro. Di non poter portare il “pezzo di pane” a casa. Chiedono lavoro. E ormai da diversi giorni hanno occupato la sala consiliare. Il Sindaco Luigi Stasi ha scritto una lettera al Governatore della Regione, Mario Oliverio. E per conoscenza al Prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao. “Ritengo di dover esprimere la preoccupazione che queste manifestazioni possano assumere caratteri più accentuati ed energici, data l’esasperazione che incomincia ad affiorare nell’intera popolazione e, quindi, sollecitare un incontro urgente finalizzato ad individuare misure concrete per accogliere le richieste dei manifestanti e dei sindacati ed alleviare il dramma della disoccupazione. I senza lavoro longobucchesi – va avanti il Sindaco – vogliono denunciare la grave situazione economica che ormai da diversi anni attanaglia i giovani e le famiglie del territorio, costringendoli a vivere in condizioni precarie, senza alcun reddito e senza alcuna prospettiva di una occupazione stabile che possa garantire un’esistenza dignitosa ed adeguata alle esigenze attuali”. La tensione sociale è destinata a crescere, se non si interviene. Si potrebbe puntare, ad esempio, sulla gestione (vera!) dell’immenso patrimonio boschivo longobucchese. Come anche a Bocchigliero e Campana, dove i problemi sono identici. Ripartire dalla montagna: perché non puntare con forza su questo grande punto di forza anche come detrattore verso la disoccupazione?