I politici si sa amano celare i concetti anche quelli puerili sotto suoni menzogneri, non dicono mai la verità, la cosa certa è che il nostro territorio, a distanza di decenni non è riuscito ancora a rimarginare le ferite causate da amministratori e politicanti locali che gli hanno negato l’opportunità di crescere economicamente e culturalmente, prova ne è assieme ad altre la netta contrarietà all’installazione del rigassificio, un porto ad oggi ridotto ad una discarica a cielo aperto e da bonificare ed una centrale Enel chiusa.
Rigassificio: Siamo a cavallo tra il 2001 e il 2006, Corigliano era amministrata da una giunta di sinistra che fece del rifiuto al rigassificio un suo cavallo di battaglia, all’opposizione vi era la destra. Evidentemente l’allora sindaco, al pari ad altri consiglieri comunali di maggioranza e qualcuno dell’opposizione avranno recepito la posizione, la scelta logistica del governo nazionale e il consenso favorevole di Franco Pacenza al progetto come una espropriazione dei propri poteri, il problema è stato vissuto come una intromissione indebita, come una lotta fra bande a spese del territorio, non tenendo conto degli enormi benefici economici che questa opera avrebbe portato alla città, al territorio in termini occupazionale, economici e di sviluppo. Un investimento da non rifiutare a meno che l’opera avrebbe rappresentato un ostacolo, un danno per l’ambiente, avvenimento, evenienza all’epoca scartati categoricamente dagli esperti ma non recepita dall’amministrazione comunale di allora. All’epoca non si è sentito nemmeno il dovere di consultare i Coriglianesi per sentire il loro parere come si è fatto per la fusione Corigliano- Rossano. Cosa abbiamo perso! Prima di tutto un investimento in termini occupazionale che senza dubbi ne avrebbe richiamato altri e che avrebbe portato alla città, ai Coriglianesi enormi benefici economici come: Minor costo del gas in bolletta, tributi comunali più bassi, introiti economici per il comune, la possibilità di vedersi riscaldati gratis gli edifici pubblici, compreso le scuole, a beneficiarne sarebbe stata anche l’agricoltura in quanto il gas cosiddetto refluo(quello che vediamo uscire dalle ciminiere) poteva essere utilizzato per la coltivazione di prodotti agricoli in serra, inoltre per quanto mi risulta la società costruttrice dell’opera si era impegnata di investire somme ingenti per il recupero del centro storico e per altre opere, inoltre veniva automatico la costruzione di un condotto che partendo dal porto avrebbe alimentato la centrale Enel, con il risultato certo che ad oggi non avremmo una centrale chiusa. Cari concittadini, vi rendete conto cosa ha perso il territorio e noi per la ottusità dei nostri politici, per il sistema di servitù volontaria a cui siamo abituati? Lo stesso ritornello si ripete ancora oggi per il Porto e per la Centrale Enel! Cosa dovremmo dire oggi a quei politici, senatori e deputati espressione del Sud, compreso l’ex assessore provinciale all’agricoltura quando anni fa all’inaugurazione della Fiera Jonica definiva il porto di Sibari: La porta sul Mediterraneo, anzi sul mondo e che avrebbe portato sviluppo economico e posti di lavoro?
Una risposta
Un articolo pieno di fandonie e falsità tecniche e scientifiche. Il solito ritornello dei fedeli servitori di sporchi interessi industriali ormai dalle porte chiuse in tutti i Comuni italiani, compreso Brindisi. Perchè non si rivendica il giusto modello di sviluppo di un territorio ricco di risorse agricole e naturalistiche, con mare e montagna ancora abbandonate alla mera speculazione e senza progettualità seria. E pensare che ancora c’è qualche sprovveduto che si permette di auspicare un territorio pieno di rigassifici, centrali termo-elettriche e a biomasse, bruciatori di immondizie e altre strutture killer. Siamo stanchi di ascoltare questi venditori di veleni per chissà quali interessi.