È con un misto di amarezza e rabbia che mi ritrovo a dover affrontare il dramma dei piagnoni locali che, armati di voci roche e frustrazioni sguaiate, gridano al lupo a lupo solo perché l’alta velocità si appresta a passare da Cosenza. A costoro ricordo che da Cosenza passa di tutto, non solo i treni ad alta velocità! Ecco, forse è giunto il momento di svegliarsi dal torpore e affrontare le reali questioni che affliggono le nostre comunità dell’intero arco jonico. La nostra lotta non dovrebbe essere rivolta a urlare contro l’avanzare del progresso, bensì a chiedere conto della nostra inerzia e apatia. Siamo qui, impotenti spettatori di un destino che sembra scritto in maniera irrevocabile, mentre altre città avanzano e prosperano. E cosa facciamo noi? Lamentiamo. Guardiamo avanti, forse oltre l’orizzonte limitato dei nostri piagnoni, e vediamo che abbiamo una lotta più grande da combattere. La nostra aspirazione a diventare capoluogo di una nuova provincia dello jonio con doppio capoluogo insieme a Crotone è stata accolta con un silenzio assordante. Abbiamo presentato progetti e idee (la Baia della Magna Graecia – entrambi a costo zero per lo Stato), abbiamo gettato semi di cambiamento, e cosa otteniamo in risposta? Un vuoto profondo, un torpore che ci fa sprofondare nell’ombra dell’indifferenza. La Sibaritide e il Crotoniate, invece di agire, giacciono placidi nel sonno della mediocrità. Mentre noi sogniamo un’area metropolitana che unisca Crotone a Gallipoli, il tessuto sociale preferisce rimanere immobile, inerte di fronte alle opportunità che potrebbero trasformare la nostra realtà. Non siamo piagnoni, siamo visionari. Non siamo dormienti, siamo sognatori di un futuro migliore per la nostra terra.
Non riesco a comprendere come il nostro tessuto sociale sia pervaso da una passività così insensata. Forse è il risultato di anni di sottomissione, forse è la conseguenza di una classe dirigente che predilige briciole piuttosto che un vero cambiamento. Corigliano Rossano sembra vivere in una bolla di autocompiacimento, accontentandosi di essere una “terza città della Calabria” solo sulla carta. Ebbene è ora di alzarci in piedi e dire basta. Non possiamo permetterci di essere spettatori passivi della nostra stessa decadenza. Dobbiamo agire, chiedere conto, e pretendere di essere ascoltati. Altrimenti, continueremo a galleggiare nella nostra piccola bolla di comfort, circondati dai nostri hobby e dalle nostre passioni, incapaci di affrontare la realtà che ci sovrasta. Mi rivolgo al ceto medio/alto: forse è giunto il momento di smetterla con la bella vita e di iniziare a lottare per la vita che realmente meriteremmo. Rialziamoci, e facciamoci sentire.
Matteo Lauria -Direttore I&C
Una risposta
Se le cose stanno come dice. ha ragione. Io non conosco la situazone