Editoriale: Carlo Tansi e il male che lo ha colpito. Come combattere l’inquinamento ambientale e politico?  

L’annuncio dell’ex capo della protezione civile Carlo Tansi di essere colpito da una grave malattia ha scosso profondamente il nostro panorama mediatico e ha sollevato una serie di riflessioni, in particolare riguardo all’inquinamento dei nostri territori.

Nel suo post sui social, Tansi ha espresso il suo rifiuto nei confronti della politica, preferendo concentrarsi sul suo percorso di vita. In questo momento delicato, la nostra testata giornalistica desidera esprimere vicinanza e solidarietà a Carlo Tansi, augurandogli una pronta guarigione. La sua nota apre la porta a una serie di considerazioni profonde. In particolare, ci spinge a riflettere sull’incidenza dell’inquinamento ambientale sulla salute umana. Abbiamo già discusso in passato dell’uso diffuso di pesticidi nelle attività agricole, considerati necessari per curare le malattie delle piante. Sebbene la comunità europea abbia espresso orientamenti importanti in materia, per molte imprese agricole diventa difficile rinunciare a tali sostanze, considerate indispensabili per evitare gravi perdite economiche. Tuttavia, dovremmo porci la domanda: quanto costa allo Stato il trattamento di un paziente oncologico? Le somministrazioni di farmaci, le indennità, le spese mediche varie, i viaggi della speranza, i costi per la stessa regione Calabria comportano una cifra significativa per ciascun paziente. È quindi legittimo interrogarsi su come si possa lavorare sulla prevenzione, al fine di ridurre l’incidenza delle malattie legate all’inquinamento.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di garantire la presenza costante di agronomi nelle aziende agricole, a carico dello Stato, al fine di limitare al massimo l’uso dei pesticidi e promuovere pratiche agricole più sostenibili. Questo rappresenterebbe un investimento preventivo da parte dello Stato, mirato a salvaguardare la salute pubblica e a ridurre i costi sanitari derivanti dalle malattie correlate all’inquinamento. Accade, non di rado, che nonostante uno stile di vita sano e attento all’alimentazione, molti soggetti siano comunque colpiti da tumori, evidenziando la vulnerabilità di tutti di fronte all’inquinamento ambientale.

Tansi e il rifiuto per la politica

Carlo Tansi ha espresso anche un netto rifiuto nei confronti della politica, aprendo così una finestra su un tema significativo: l’inquinamento della politica. Dal messaggio che emerge, si avverte un senso di frustrazione e disillusione verso un mondo politico che sembra essere intriso di ambiguità, doppiogiochismo e cialtroneria. È un mondo in cui i valori vengono calpestati e dove vince spesso la mancanza di trasparenza e la ricerca del potere a tutti i costi. Non è un caso se sempre più persone scelgono di restare a casa anziché avvicinarsi a questo ambiente, incapaci di trovare la forza e l’energia necessarie per partecipare attivamente. Troppo spesso assistiamo a conflitti interni, a megalomania e a interessi personali che prevalgono sul bene comune. Ci troviamo di fronte a un sistema politico che sembra aver infettato più organi dello Stato, compreso quello giudiziario. È come se fossimo giunti a un punto di non ritorno, e il futuro stesso sembra essere appeso alle speranze e ai sogni delle nuove generazioni.

Ma anche qui si pone un interrogativo su cui è importante polarizzare l’attenzione: le nuove generazioni, pur rappresentando la speranza per un cambiamento, rischiano anch’esse di essere contaminate da questo stesso inquinamento politico? È una domanda che ci pone di fronte a una sfida ancora più grande: come trasmettere loro valori di integrità, trasparenza e altruismo, quando il contesto circostante sembra favorire esattamente il contrario?

In questo contesto, l’esperienza e la testimonianza di figure come Carlo Tansi diventano ancor più rilevanti. La sua scelta di distanziarsi dalla politica, seppur dettata da motivi personali, riflette un desiderio profondo di allontanarsi da un ambiente viziato da ingiustizie e corruzioni. Tuttavia, la sua voce non deve essere un lamento passivo, piuttosto un grido d’allarme che ci invita a riconsiderare il modo in cui concepiamo e pratichiamo la politica. È ormai una necessità quella di almeno tentare di recuperare la fiducia nei confronti delle istituzioni e lavorare per costruire un sistema politico più trasparente, inclusivo e orientato al bene comune. Il futuro del nostro paese è in mano alle nuove generazioni, ed è nostro dovere coltivare in esse il seme della speranza, dell’integrità e della responsabilità civica. Solo così potremo sperare di superare questa fase di crisi e costruire un futuro migliore per tutti.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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