Siamo sempre pronti a inalberarci quando qualcuno osa criticare la nostra città. Se ci collocano agli ultimi posti nelle classifiche sulla vivibilità, sul decoro urbano o sulla qualità della vita, reagiamo con indignazione, come se fosse un affronto personale, un attacco all’orgoglio territoriale. Ma poi, concretamente, cosa facciamo per migliorare? Perché il nostro orgoglio esplode nelle parole, ma non nei fatti? L’orgoglio territoriale non può ridursi a un sentimento che si accende solo per difendersi dalle critiche. Dovrebbe essere, piuttosto, una spinta a fare meglio, a trasformare le parole in azioni concrete. Se una città viene definita “brutta”, invece di risentirci dovremmo interrogarci sui motivi e trovare soluzioni. Non servono rivoluzioni, bastano anche piccoli interventi per dare luce a interi quartieri: una pennellata di colori vivi, aiuole curate, panchine e arredi urbani scelti con gusto. E soprattutto, serve la partecipazione attiva delle comunità locali. Ogni rione può diventare un angolo accogliente e decoroso, una “bomboniera di civiltà”. Ma per farlo, bisogna volerlo davvero. E invece cosa facciamo? Ci irritiamo per una classifica sfavorevole, ma restiamo inermi di fronte a problemi ben più gravi. L’abusivismo edilizio continua a deturpare il territorio, eppure lo tolleriamo in silenzio. Le coste vengono devastate da costruzioni che soffocano il paesaggio, eppure non ci opponiamo. Corigliano Rossano ha delle belle realtà, certo, ma nel complesso l’urbanistica non splende di certo. Avete mai passeggiato per Fabrizio o in alcune zone della costa rossanese? Chiunque lo abbia fatto sa bene che la bellezza non è certo la regola. Allora smettiamola di fare le vittime, smettiamola di sentirci attaccati ogni volta che emerge una critica. Se le critiche, anche se solo in parte, sono fondate senza estremismi, accettiamole e trasformiamole in opportunità di crescita. Non serve fingere di essere perfetti, serve rimboccarsi le maniche. Altrimenti, continueremo a indignarci per un articolo di giornale o per una classifica alterata, mentre restiamo indifferenti alle questioni davvero cruciali: il contrasto al centralismo, la riorganizzazione delle circoscrizioni, la creazione di un’area metropolitana che valorizzi l’intero Golfo di Taranto. Perché su questi temi l’orgoglio svanisce?
Matteo Lauria – Direttore I&C
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