La fusione tra Corigliano e Rossano rappresenta un modello di sviluppo che, se gestito con la necessaria lungimiranza, non può che portare benefici concreti all’intera comunità. Questa realtà, frutto di una decisione amministrativa coraggiosa, è oggi un esempio di come l’unione possa diventare una forza trainante per il territorio, andando ben oltre i limiti delle singole municipalità. Non è un caso che a Cosenza si sia tentato di replicare questo modello, anche se i personalismi e i giochi di piccolo potere hanno finito per ostacolare il progetto.
In quest’ottica, è fondamentale che Corigliano-Rossano abbandoni definitivamente le divisioni interne e rafforzi l’idea di una città unitaria. È necessario superare i retaggi del passato e promuovere una cultura dell’insieme, partendo dalle piccole cose, come l’organizzazione degli eventi: se un’iniziativa si svolge a Rossano, non è necessario replicarla a Corigliano e viceversa. Ogni decisione deve essere presa in base alla convenienza per l’interesse pubblico, considerando la città come un’unica entità.
Anche le istituzioni devono adeguarsi a questa visione. La diocesi, ad esempio, potrebbe adottare la denominazione di «Diocesi di Corigliano-Rossano-Cariati» (attualmente è Rossano-Cariati) , riflettendo così l’unità del territorio. Allo stesso modo, è opportuno lavorare per la creazione di una squadra unica di calcio o pallavolo, un progetto che non solo rafforzerebbe le strutture societarie, ma che sarebbe anche simbolo di una comunità coesa e proiettata verso il futuro.
È tempo di guardare avanti e di accantonare definitivamente i campanilismi che ancora oggi, purtroppo, trovano terreno fertile. Chi insiste nel cavalcare queste divisioni lo fa per ragioni che ormai appartengono a un tempo superato. La ragione e la necessità di sviluppo impongono un cambio di passo: Corigliano-Rossano deve continuare a crescere come una sola città, forte e ambiziosa, capace di cogliere tutte le opportunità che le si presentano.
Matteo Lauria – Direttore I&C