Definire Taranto, Crotone, Corigliano-Rossano tra le dieci città più brutte d’Italia ce ne vuole. Benché siano tre comunità che lo Stato ha relegato a pattumiera d’Italia grazia all’industria pesante, sulla base di scelte sciagurate che non hanno alcuna attinenza con le vocazioni di questi territori, mal si comprende da dove sia spuntata questa classifica, davvero ingenerosa. Tuttavia, prendendo per buono la goliardica graduatoria, proviamo ora a scavare fino in fondo e cerchiamo le cause di questa presunta bruttezza. Sorprendentemente, nella lista delle città “brutte”, appaiono tre centri del progetto Magna Graecia, il cui obiettivo è quello di creare un’area metropolitana nel Golfo di Taranto (Baia della Magna Graecia) e un doppio capoluogo in terra calabra: Corigliano Rossano e Crotone. Come possono zone costiere così splendide essere considerate brutte?
Proviamo ora a stilare un’altra classifica che, ovviamente, i poteri centralisti si guardano bene dal diffonderla: quali sono le città italiane che ricevono maggiori finanziamenti? Scopriremo un abisso tra metropoli opulente e periferie abbandonate. E indovinate un po’? Le città “brutte” coincidono con quelle ai margini del sistema finanziario? Con i soldi si fa tutto! Guardate a Milano, Roma, Firenze: città che brillano grazie a continui investimenti. E le altre?
La “bruttezza” è solo un sintomo delle profonde disuguaglianze che affliggono il nostro Paese. È tempo di cambiare rotta: investire nelle periferie, ridistribuire le risorse equamente e dare vita a un futuro urbano più giusto e sostenibile. Solo così potremo trasformare le nostre città in gioielli da ammirare e in cui vivere felici. Basta guardare a ciò che accade in Calabria circa le risorse dei fondi comunitari e non: quanti sono i fondi destinati ai capoluoghi storici (Cosenza, Catanzaro e Reggio) e quanti a Crotone, Corigliano-Rossano, Vibo. Altro che città belle o brutte! Oggi Corigliano Rossano è solo sulla carta la terza città della Calabria, ma a far man bassa sono i soliti capoluoghi. Lo vediamo con i fondi di agenda urbana, o altri istituti del presente e del passato. Non solo le periferie sono tagliate fuori dai flussi di finanziamento, quando poi anche la beffa di essere qualificati come città più brutte. Basta pensare che Crotone e Corigliano Rossano, due città per complessivi circa 145mila abitanti hanno una dotazione organica di personale nel pubblico impiego di 6mila e 500unità. La sola Città di Catanzaro 80mila abitanti, 27mila dipendenti pubblici; Cosenza, 67mila abitanti, 15mila dipendenti pubblici. Persino la sola Castrovillari, 21mila abitanti, supera le singole città di Corigliano Rossano e Crotone per numero di dipendenti pubblici. Dati spropositati che ledono i principi basilari di una più giusta ed equa distribuzione. Ciò determina inevitabilmente un minore gettito dei fondi di Stato in area Magnograeca verso cui bisognerebbe prestare una maggiore attenzione. E ora rimaniamo in attesa della graduatoria delle città che intercettano i maggiori finanziamenti dallo Stato e dalla comunità europea…
Matteo Lauria – Diretto I&C