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Editoriale. Gli incipriati della Sibaritide: un’arroganza che divide

Nella Sibaritide si avverte da tempo un certo atteggiamento di superiorità nei confronti delle popolazioni del Crotonese. Una spocchia che si manifesta nel sottintendere una differenza tra le due realtà, senza però mai esplicitarla. “Siamo diversi”, si dice. Ma diversi in cosa? Quando si chiede un chiarimento, il silenzio cala imbarazzato.

Si potrebbe pensare, e non è vero, che dietro questa presunta superiorità ci siano ragioni storiche, culturali o economiche, ma scavando più a fondo emerge un argomento che, più che convincere, fa sorridere: la ‘Ndrangheta. Come se la Sibaritide, il Cosentino e il Pollino fossero terre vergini, esenti dalle stesse dinamiche che affliggono il Crotonese. Questa retorica ha prodotto un risultato evidente: una separazione netta tra i due territori, un non-dialogo che ha reso impossibile qualsiasi forma di collaborazione reale.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Le infrastrutture che dovrebbero unire l’Alto Jonio e il Basso Ionio crotonese sono ancora ferme a un livello inaccettabile. Solo negli ultimi anni si è iniziato a discutere di servizi minimi essenziali, ma senza un vero cambio di rotta.

Pensiamo a cosa sarebbe stato se Crotone e la Sibaritide avessero avuto una Statale 106 a quattro corsie o una ferrovia moderna con doppio binario. In mezz’ora si sarebbe potuto raggiungere l’aeroporto di Crotone, che avrebbe potuto crescere e diventare un punto di riferimento per l’intera area jonica. E invece, la classe politica delle due aree costiere continua a guardare altrove, verso le aree interne, anziché cercare un’alleanza strategica tra territori che condividono problemi e potenzialità.

Le province in cui queste aree sono attualmente incastonate sono in perenne crisi e sembrano essere ormai un vincolo più che un’opportunità. Forse sarebbe il momento di ridiscutere una nuova organizzazione territoriale che tenga conto di realtà più omogenee, per renderle più produttive e competitive.

In questi giorni, alcuni partiti hanno organizzato iniziative congiunte tra Corigliano-Rossano e Castrovillari per discutere dell’alta velocità ferroviaria. Ma nessuno ha mai pensato a un’analoga iniziativa che coinvolga Corigliano-Rossano e Crotone per affrontare il disastro delle infrastrutture, l’inquinamento industriale imposto dallo Stato e tutte le problematiche comuni che dovrebbero unire piuttosto che dividere. E poi ci riempiamo la bocca di parole come solidarietà e sussidiarietà.

Forse, più che parlare di differenze, sarebbe il momento di parlare di interessi comuni e di soluzioni condivise. Ma questo richiede coraggio e una visione che, al momento, sembra mancare alla classe dirigente della Sibaritide e del Crotonese.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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