Editoriale.  Il vippismo arrogante minaccia la dignità calabrese

L’episodio che ha visto protagonista Selvaggia Lucarelli durante il Premio Caccuri solleva questioni rilevanti sulla spettacolarizzazione del vippismo e sull’atteggiamento arrogante che alcuni personaggi pubblici sembrano assumere quando si trovano al di fuori del loro consueto contesto mediatico. La Lucarelli, nota per fare del diritto di critica una ragione di vita, ha abbandonato la scena in risposta a domande che ha ritenuto poco accoglienti. Un’azione che non solo risulta sproporzionata, ma denota anche una certa arroganza.

Chi fa della critica il proprio mestiere dovrebbe essere in grado di sostenere e rispondere anche a domande scomode, senza ricorrere a gesti teatrali come l’abbandono del palco. Invece di lasciare la scena, Lucarelli avrebbe potuto reindirizzare la conversazione verso il suo libro, affrontando il dibattito con professionalità. Questo comportamento riflette una forma di egoismo che, purtroppo, non è isolata tra i personaggi pubblici che visitano la Calabria.

Inoltre, l’episodio solleva una riflessione sulla dignità della Calabria e dei calabresi. È giunto il momento di mettere da parte l’atteggiamento deferente e di iniziare a farsi rispettare da chi, con un fare da “apparato”, scende in estate per presentare libri o promuovere iniziative. Il diritto alla critica è un elemento fondamentale del dibattito pubblico, e se un ospite non è disposto ad accettarlo, la risposta potrebbe essere quella di disertare gli eventi, boicottarli, o manifestare apertamente il proprio dissenso.

A queste nostre latitudini, però, l’atteggiamento di distacco e presunzione non è esclusivo del mondo dell’informazione. Ci sono stati anche artisti e cantautori che, pur manifestandosi sul palco come anime sensibili, predicatori di sentimenti puri e genuini, dietro le quinte si sottraggono al contatto umano, mostrando un comportamento diametralmente opposto. Questi artisti, che una volta facevano di tutto per farsi conoscere, andando dietro a radio, giornali e telecamere, ora, raggiunto il successo, dimenticano da dove sono venuti e si negano perfino a un’intervista.

Questa dissonanza tra l’immagine pubblica e il comportamento privato è un ulteriore esempio di un vippismo che si nutre di arroganza e di una certa amnesia selettiva. È un atteggiamento che non solo sminuisce il valore dell’artista, ma anche quello del pubblico e dei media che lo hanno sostenuto nel corso della carriera. Rispettare se stessi è il primo passo per farsi rispettare dagli altri, anche da quei vip che, con il loro atteggiamento, rischiano di compromettere il valore e il rispetto dovuto alla terra che li ospita.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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