Editoriale. La beffa dell’alta velocità, e il mondo jonico tace

Matteo Lauria

Le solite manovrine anti-joniche. Arriva l’altra mazzata dall’alta velocità. E tutto questo mentre le attività di elettrificazione lungo l’asse Sibari-Crotone sembrano riprendere faticosamente dopo anni di sospensioni. C’era stata una speranza di deviare il tracciato su Tarsia per agevolare l’utenza jonica, ma anche questa possibilità è sfumata nel nulla. Si potrebbe essere portati a credere che da Sibari a Paola il tragitto richieda solo dieci minuti, ignorando completamente l’orografia del territorio e, forse, trascurando l’intenzione di rendere difficile la vita ai cittadini lungo l’arco jonico.

Ci si aspetterebbe una reazione, un movimento, un’azione da parte delle comunità locali, dei rappresentanti politici e delle istituzioni, tuttavia, tutti sembrano rimanere immobili. Anche la classe politica cosentina sembra essersi adagiata in una sorta di passività, nonostante potrebbe trarre vantaggio da uno snodo come quello di Tarsia-Montalto. Il silenzio generale diventa assordante quando, successivamente, le stesse persone si lamentano dei ritardi della littorina a Sibari e della conseguente perdita delle coincidenze, come nel caso del Frecciarossa Sibari-Bolzano, l’unico collegamento che avvicina la Sibaritide al resto del mondo.

Senza un’azione di mobilitazione da parte dell’area jonica, la stessa sarà sempre trattata come una secondaria nella vita pubblica e infrastrutturale. Non ci si deve lasciar incantare da eventi isolati o promesse di breve termine, come il Capodanno a Crotone. A partire dal primo gennaio, città come Crotone e Corigliano Rossano restano fanalini di coda su tutto, a meno che non ci sia un risveglio e una presa di coscienza generale. L’Arco Jonico non può permettersi di restare in silenzio, di accettare l’immobilismo o l’inerzia delle istituzioni. È necessario unirsi, sollevare la voce e rivendicare un futuro migliore, perché altrimenti la storia si ripeterà e la marginalizzazione continuerà a dominare un territorio ricco di potenzialità e opportunità, ma costretto a vivere nell’ombra della trascuratezza. La speranza è che questo silenzio venga infranto da un risveglio di coscienza e azione collettiva, affinché l’Arco Jonico possa finalmente rivendicare la sua parte di sviluppo e progresso, non solo sulle rotaie, ma in ogni aspetto della vita pubblica e sociale.

La storia si ripete e a nulla è servita

La storia passata ci narra di un’autostrada che avrebbe dovuto snodarsi lungo il litorale jonico anziché scavalcare colli e montagne, un progetto che, nonostante avrebbe portato ad un dispendio di risorse pubbliche, è stato realizzato nell’entroterra, favorendo così i capoluoghi storici. Tale decisione sembra ripetersi ora con l’Alta Velocità, lasciando lo Ionio completamente isolato.

Il tracciato delle infrastrutture, nel corso degli anni, sembra aver privilegiato le necessità dei centri principali a discapito delle aree costiere jonico, contribuendo a un isolamento dell’intera area. Questa tendenza sembra ripetersi con il progetto dell’Alta velocità, il quale, per decisioni che sembrano ripercorrere le scelte del passato, sembra destinato a mantenere il litorale jonico ai margini dei vantaggi infrastrutturali. L’andamento storico, che ha spesso favorito i centri urbani principali a scapito delle comunità costiere, perpetua una situazione di isolamento e disconnessione per la popolazione dell’area jonico. La mancanza di accesso a infrastrutture efficienti mina le opportunità di crescita e sviluppo, confinandole in una situazione di stallo e marginalizzazione.

Questa ciclicità di decisioni che trascurano il litorale jonico sembra essere un tema costante nella storia dell’infrastruttura in quest’area. È urgente una riflessione profonda sulle priorità e sulle scelte strategiche per garantire un equo sviluppo e un’accessibilità ottimale per tutte le comunità, non solo per i centri principali, ma anche per le zone costiere che finora sono state ignorate o trascurate. Riformulare le politiche infrastrutturali in modo da garantire una distribuzione più equa e inclusiva delle risorse è fondamentale per garantire uno sviluppo sostenibile e una connettività efficace per tutta l’area jonico. Solo attraverso un cambiamento di approccio e una maggiore attenzione alle esigenze delle comunità costiere sarà possibile porre fine a questo isolamento storico e dare il giusto impulso allo sviluppo di questa regione.

Stesso destino per il traffico su gomma

Nel traffico su gomma, idem: il tratto Roseto-Sibari della SS106 è in uno stato avanzato di realizzazione, mentre la tratta Sibari-Firmo è pressoché completata. Tuttavia, l’allocazione dei tre miliardi di euro previsti sembra concentrarsi su Sibari-Corigliano Rossano e Crotone-Catanzaro, trascurando così l’importante collegamento tra Corigliano Rossano e Crotone. Questo suscita una domanda importante: stiamo davvero affrontando in modo equo e ponderato gli investimenti nella regione? L’allocazione delle risorse dovrebbe mirare a un equilibrio distributivo che consideri non solo le principali connessioni stradali ma anche l’importanza di collegamenti cruciali per diverse comunità. L’isolamento di Corigliano Rossano – Crotone dagli investimenti potrebbe condurre a una disparità di sviluppo tra queste città, minando la necessaria connettività e riducendo le opportunità di crescita economica e sociale in quest’area. Questo scenario richiede un risveglio collettivo.

È essenziale porre domande sulle decisioni infrastrutturali che sembrano trascurare importanti collegamenti, oltre a sollecitare una riflessione critica sulle priorità di investimento. Se vogliamo garantire un’economia più inclusiva e una distribuzione equa delle risorse, dobbiamo attivare una discussione approfondita e aperta sull’allocazione di questi fondi. La situazione evidenzia l’importanza di un’azione responsabile e consapevole nella pianificazione e nell’implementazione degli investimenti infrastrutturali. È tempo di risvegliarsi, di agire in modo responsabile per garantire che gli investimenti stradali riflettano le reali esigenze delle varie comunità, permettendo uno sviluppo armonico ed equo per l’intera regione. Di fronte al deserto delle reazioni è chiaro che poi piazzano l’industria pesante.

Soluzione chiave: la nuova provincia della Magna Graecia

Esiste un forte argomento a favore della creazione di una nuova provincia nella Magna Grecia, con doppio capoluogo a Corigliano Rossano e Crotone. L’obiettivo sarebbe quello di unire la classe politica in un’unica entità governativa, compatta e orientata a difendere e promuovere l’intero territorio. Tuttavia, al contrario, sembra persistere una preferenza per restare ancorati ai capoluoghi storici. Una nuova provincia con doppio capoluogo potrebbe offrire una prospettiva di governance più inclusiva e rappresentativa per l’intera area. Questa soluzione potrebbe favorire la collaborazione e la coesione tra le varie aree geografiche, garantendo una rappresentanza più equa e una gestione più attenta delle esigenze territoriali. La scelta di rimanere legati esclusivamente ai capoluoghi storici potrebbe essere limitante per lo sviluppo omogeneo e coordinato dell’area jonica. La frammentazione politica e amministrativa potrebbe impedire la realizzazione di sinergie positive tra le diverse parti del territorio, frenando potenziali opportunità di crescita e sviluppo.

Creare una nuova provincia potrebbe rappresentare un passo importante verso un’organizzazione territoriale più moderna e adattabile, con una visione orientata al futuro anziché alle tradizioni consolidate. Un doppio capoluogo (Corigliano Rossano e Crotone) potrebbe favorire una visione più ampia, che va al di là dei confini amministrativi esistenti, incoraggiando una prospettiva più unitaria e inclusiva.

2 risposte

  1. In altre occasioni ho già detto e mi ripeto anche qui. La realtà è che non c’è una sola Calabria. Ne abbiamo due di Calabrie. La Calabria tirrenica e la Calabria Jonica. La tirrenica fa “l’asso piglia tutto” con il beneplacito dei politici calabresi siano parlamentari nazionali, ma ancora peggio se regionali. Mentre i politici della Calabria jonica pensano a conservare la poltrona. Nulla di più. Se il “popolo jonico”, gli elettori della fascia jonica non si svegliano dal torpore e dalla rassegnazione la Calabria tirrenica farà man bassa e la Calabria jonica rimarrà con un palmo di naso ed a bocca asciutta a leccarsi le ferite fuori dal mondo, segregata come un paese del terzo mondo. E qui mi taccio.

  2. Caro Matteo,l’isolamento dura da 50 anni e mai dico mai ci sono state manifestazioni degne di tale nome,ricordo l’ultima pro banca BPER di Rossano centro,fatta da poche persone che peraltro non mi pare abbiano ottenuto granché visto che la banca ha ribadito la decisione di trasferirsi allo scalo…..penso che in altri tempi non sarebbe successo.L’atteggiamento complessivo negativo nei confronti della fascia Jonica ha un solo nome Cosenza tutto viene accentrato e manipolato lì con il timore eterno di perdere potere in modo anacronistico per cui la fascia Jonica dee rimanere periferia,potendo in caso contrario diventare una pericolosissima concorrente…..il guaio è che ci negano anche il normale sviluppo…..per cui siamo in completo sottosviluppo…..

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