Editoriale. L’alta velocità c’è, ma in chi la spara più grossa!

Nel vasto panorama delle infrastrutture ferroviarie italiane, spesso emerge la discussione su progetti ambiziosi che sembrano più mirare a catturare l’immaginazione che a seguire una logica basata sulla fattibilità tecnica ed economica. Un esempio recente di questa tendenza è l’idea di far partire da Sibari un “frecciarossa” che attraversi l’Adriatica. Ma forse non è chiaro a costoro, anche a figure con  ruoli elettivi, che lo jonio e l’Adriatica sono notoriamente prive di infrastrutture adatte all’alta velocità. Insomma si ha tutta la sensazione che sia partita una vera e propria corsa  a chi la spara più grossa in barba al buon senso e alla razionalità. Con quale risultato? Alimentare  illusioni inutili nei cittadini. La rete dell’alta velocità  ha raggiunto un livello di sviluppo importante, collegando le principali città italiane. Per quel che ci riguarda il segmento da Torino a Salerno. Tuttavia, oltre Salerno, l’alta velocità si scontra con le limitazioni infrastrutturali, in particolare  lungo la tratta fino a Sibari, caratterizzata da una riduzione drastica della velocità e, in molti casi, vibrazioni costanti. Questo evidenzia chiaramente che  sia lo Jonio sia l’Adriatica non sono pronti ad accogliere treni ad alta velocità senza significativi investimenti in infrastrutture. È importante sottolineare che la volontà di ripristinare i convogli tradizionali lungo il corridoio “Jonio-Adriatica” non deve essere confusa con l’alta velocità. Se c’è il desiderio di rievocare l’atmosfera romantica dei viaggi ferroviari di un tempo, questo può essere fatto ma senza confonderla con altro. I tempi di percorrenza non sarebbero quelli dell’alta velocità.  Storicamente, le regioni adriatiche e ioniche hanno dovuto fare i conti con un divario infrastrutturale rispetto alle più privilegiate regioni tirreniche. Quindi, meno “fuffa” e più fatti, possibilmente fedeli alla realtà.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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