Editoriale. Luglio a Rossano? Una desolazione. E’ il prezzo da pagare…

In attesa dei dati ufficiali che prima o poi arriveranno da studi statistici e preannunciando sin da subito che vi sarà chi tenterà di svilire la gravità dell’infruttuosa presenza turistica prevalentemente a Rossano ritenendo che il crollo rossanese sia in linea con il dato regionale o nazionale, anche quest’anno ci siamo imbattuti in una triste stagione di presenze. Che, tuttavia, né deve sorprendere né meravigliare, ma se fossimo una comunità matura dovrebbe aprire a una riflessione seria, profonda, responsabile e soprattutto coraggiosa. E’ inutile dire che la politica e la classe dirigente nella sua interezza hanno fallito prevalentemente nella gestione del territorio, nelle ingerenze e pressioni amicali favorendo piccole lobby a scapito del decollo della città e dell’occupazione. L’aggravante a tutto questo è costituita dal fatto che Rossano piace, in tanti ritornano con entusiasmo per calore e senso di accoglienza, ma i rossanesi hanno fatto di tutto per distruggerla nel suo splendore. Eppure vi è una spiccata imprenditoria, lungimirante, con il fiuto degli affari, capace, tenuta sotto smacco da chi detiene il potere di volta in volta. Altro che liberismo o sburocratizzazione della pubblica amministrazione. Talvolta sembra di vivere nel Burundi. In tempi di fusione Corigliano Rossano, oggi appare azzardato continuare sulla linea dei paragoni, ma giusto per far capire il senso del mio intervento, nel mese di luglio tra Schiavonea e Lido Sant’Angelo non vi è stata partita in chiave di numero di presenze, non solo turistiche. Corigliano offre di più e, soprattutto, gli operatori turistici, sono meno litigiosi, lavorano tendenzialmente in sinergia, collaborano, si parlano. Insomma prevale il concetto di squadra! A Rossano invece, ognuno pensa di essere più bravo o astuto dell’altro, dando vita commercialmente a una sequela di colpi bassi che alla fine si trasforma in boomerang per tutti. Rossano quindi accogliente ma poco appetibile sul piano dell’attrattività. E perché? Intanto la politica anche nell’organizzazione amministrativa ha dimostrato di non aver capito nulla di come si gestisce un territorio, basta pensare alla disarmonica distribuzione dei comparti e delle deleghe assessorili negli anni. Come si può pensare di separare urbanistica, gestione del territorio, lavori pubblici, cultura, turismo, manutenzione, depurazione, ambiente e verde pubblico, marketing.

E’ tutto connesso. E invece si è proceduto, forse anche volutamente, a lavorare per compartimenti stagni. Sulla pessima gestione del piano spiaggia mi sono già soffermato a più riprese. Ora il vero nemico da abbattere verso cui poco però oramai si potrà fare, grazie alla prepotenza di istituzioni e compiacenti privati, è la realizzazione di residenze in prima, seconda, terza, quarta, quinta fila e via discorrendo. Sul lungomare abbiamo costruito solo case a conduzione familiare. Ma si può? E chi sono i responsabili? E il dramma è che si persevera indisturbati proprio nel cuore di Lido Sant’Angelo. Ma questo è un tema che non appassiona nessuno, né partiti, né movimenti, né sindacato, nessuno! Sappiamo tutti cosa comporta questo scempio ingiustificato di cemento che non produce indotto né occupazione, se non il tempo di realizzare i fabbricati, alcuni tra l’altro antiestetici, e far lavorare per qualche mese singole imprese, determinando di fatto la mummificazione perenne di quelle aree. Abbiamo dato un calcio a tante opportunità di lavoro per giovani e meno giovani, abbiamo tolto vitalità al territorio, abbiamo reso la città meno attrattiva, abbiamo impoverito le casse dei pochi operatori turistici, abbiamo reso “tristi” le stagioni turistiche. Chi pagherà mai per tutto questo? A Rossano nessuno, anzi magari i responsabili saranno anche premiati, alcuni dall’elettorato, altri da carriere interne alla pubblica amministrazione. Per non parlare della qualità del mare, in una area tra l’altro non industrializzata, ma questa è materia da trattare a parte. Come uscirne? I proprietari delle case hanno legittimamente acquisito dei diritti, gli stessi che invocheranno giustizia quando si tratterà di denunciare l’inquinamento acustico proveniente da quei pochi locali esistenti sulla costa e nessuno potrà dire nulla perché sussiste il diritto al riposo. E’ estate, si è in ferie ed è giusto non turbare la quiete pubblica- si dirà. L’unica soluzione in prospettiva, in assenza di coraggio nell’affrontare il tema con le ruspe raggiungendo un accordo con i privati, è ipotizzare una sorta di “paese albergo” utilizzando l’esistente abbellendolo almeno con un’azione di restyling adeguato. E poim ancora, quel rudere ancora tale da una vita, quella piazza cupa oggi evidentemente da rivedere e rimodulare, quel depuratore che emana olezzo ed ancora è li da sempre nell’attesa perenne che inizino i lavori dell’impianto consortile. C’è una evidente sperequazione tra domanda e offerta. Oggi i nodi vengono al pettine, e la voce turismo ci sbatte l’amara verità in faccia, senza pietà! Questi risultati ce li dobbiamo tenere e subire umilmente in silenzio, è ciò che ci meritiamo.

Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C

 

 

 

 

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