Editoriale. Mai caduti così in basso: Un appello alla coscienza collettiva

Viviamo in tempi in cui il dibattito pubblico sembra essere scaduto a livelli mai visti prima. Le conversazioni, sia politiche che sociali, sono dominate da posizioni preconcette e da discorsi di pancia, che riflettono più il gioco delle parti che una vera riflessione sulla realtà. In questo scenario, ognuno sembra pensare solo ai propri interessi, cercando di capitalizzare ogni occasione secondo le proprie esigenze personali. Questo modo di agire non solo è distruttivo, ma mina profondamente la credibilità e l’affidabilità delle persone coinvolte.

Eppure, non ci vorrebbe molto per comprendere che il punto di partenza dovrebbe essere la realtà, ossia ciò di cui una comunità ha realmente bisogno per crescere e svilupparsi. Se riuscissimo a focalizzarci su questo, tutti ne trarremmo beneficio. Invece, siamo perennemente impegnati in uno scontro continuo, un conflitto che sembra esistere solo per occupare spazi temporali e distrarre le masse dai veri problemi.

Questa dinamica non è un fenomeno isolato, ma si verifica ovunque, anche alle nostre latitudini. È quindi necessario un richiamo forte e chiaro alle nuove generazioni: è tempo di adottare una nuova modalità di approccio alla dialettica politica. Dobbiamo dare spazio alle politiche di coscienza, basate su fatti concreti e non su ciò che si sente dire o su ciò che viene imposto dai carrozzoni politici.

Le discussioni inutili e sterili devono lasciare il posto a dialoghi costruttivi su come creare posti di lavoro, su cosa fare e come farlo, e sulla priorità delle povertà e degli indigenti, alcuni dei quali perdono tragicamente la vita perché lasciati soli. Non possiamo più permetterci di ignorare queste realtà.

Le nuove generazioni devono essere protagoniste di questo cambiamento, portatrici di una visione nuova e costruttiva. È a loro che affidiamo la speranza di una società migliore, più equa e solidale. Solo con un impegno collettivo e consapevole potremo risollevare il nostro livello culturale e morale, e dare un futuro migliore a tutti.

La politica deve tornare ad essere un mezzo per il bene comune, e non un campo di battaglia per interessi personali. È tempo di riscoprire la forza delle idee e della coscienza, per costruire una società che guardi al futuro con speranza e determinazione.

Matteo Lauria  – Direttore I&C

Una risposta

  1. Come non condividere questo scritto e ancor di più l’appello alla coscienza civile degli italiani e con maggiore vigore ai meridionali che continuano incoscienti e imperterriti a dare il consenso alla politica che affossa e calpesta oggi più di prima i cittadini del Sud. Che fare? Considerato che le poche voci che si alzano per denunciare questo stato di cose, non trovano ascolto, non hanno seguito sufficiente per invertire questa tendenza perniciosa? Non rinunciare al compito, all’impegno che ci siamo dati non per vantaggi personali, a divulgare, informare, appunto coloro che ignorano e che possono aumentare la massa critica, affinchè diventi maggioranza nel Sud e nel cosiddetto “bel paese”.

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