Il dibattito sull’istituzione di una nuova provincia in Calabria, che includa Corigliano Rossano o la Sibaritide, è diventato un argomento centrale nel discorso politico locale. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra proposte che mirano a un vero cambiamento e quelle che servono solo a mantenere lo status quo, sotto una nuova veste. La proposta di una provincia limitata alla sola Corigliano Rossano o alla Sibaritide rischia di essere poco più di un’illusione, un espediente per far credere alla popolazione che si stia operando per il loro benessere, mentre in realtà si perpetua una dipendenza dal centralismo cosentino.
Basta solo affermare che la Legge Delrio prevede nuovi enti intermedi di almeno 2.500 chilometri quadrati e 350mila abitanti. La provincia di Corigliano Rossano ha questi requisiti? E quella della Sibaritide? A meno che non si voglia includere anche Castrovillari. E siamo sicuri che Castrovillari sia concorde? E nel caso lo fosse, perché un cittadino di Mormanno dovrebbe venire a Corigliano Rossano e non già nell’attuale capoluogo Bruzio. Si potrebbe pensare al doppio capoluogo Castrovillari – Corigliano – Rossano? Mi chiedo: ci sono più punti in comune con Crotone (area costiera con cui condividere una serie di problematiche) o con Castrovillari? Si tratta di economie diverse, vallive da un lato e costiere dall’altro. Che in sinergia (province create per attitudini e vocazioni territoriali) un domani potrebbero moltiplicare i fatturati! Una classe politica seria e responsabile risponderebbe a questi quesiti, senza aprire una gara a chi la spara più grossa! Un esempio calzante di come una piccola provincia possa restare intrappolata nell’orbita di una città più grande è il caso di Crotone. Sebbene sia stata istituita come provincia autonoma, Crotone non è mai riuscita a spezzare veramente il legame con Catanzaro, rimanendo in molti aspetti una sua “costola”. Allo stesso modo, una provincia di Corigliano Rossano o della Sibaritide rischierebbe di rimanere subordinata a Cosenza, senza la forza necessaria per affermarsi come un vero e proprio centro di potere e sviluppo.
La proposta della Magna Grecia si distingue per la sua visione più ampia e pragmatica con i suoi 410mila abitanti. Invece di aggiungere una nuova provincia al già complesso mosaico amministrativo italiano, si propone di sciogliere l’attuale provincia di Crotone per creare una nuova provincia della Magna Grecia, con doppio capoluogo a Crotone e Corigliano Rossano. Questo non solo risponderebbe alle esigenze di rappresentanza e sviluppo del territorio, ma lo farebbe senza gravare sulle finanze pubbliche, poiché l’operazione avverrebbe a costo zero per lo Stato. Il governo attuale, sotto la guida di Giorgia Meloni, non ha in agenda l’istituzione di nuove province, e per buone ragioni. In un contesto economico difficile, sarebbe irresponsabile proporre nuove entità amministrative che comporterebbero ulteriori costi. La proposta della Magna Grecia, invece, rappresenta una soluzione innovativa e sostenibile, che risponde a esigenze reali senza gravare sulle casse dello Stato. Chi promuove una provincia limitata a Corigliano Rossano o alla Sibaritide non fa altro che assecondare il centralismo cosentino, mascherando con l’autonomia locale ciò che in realtà è solo un perpetuarsi di vecchie logiche. Al contrario, la Magna Grecia offre una reale opportunità di sviluppo, con una visione territoriale più ampia e integrata, capace di creare un nuovo polo di sviluppo economico e culturale nel cuore della Calabria. E’ importante che i cittadini e i politici locali comprendano la differenza tra proposte che mirano a un vero cambiamento e quelle che non fanno altro che gettare fumo negli occhi. La provincia della Magna Grecia è l’unica proposta in grado di offrire un futuro concreto e sostenibile per il nostro territorio, superando le vecchie logiche di dipendenza e promuovendo una vera autonomia e sviluppo per Crotone, Corigliano Rossano e l’intera area della Sibaritide
Matteo Lauria – Direttore I&C
Una risposta
Optare per l’accoppiata con Crotone o per quella solitaria è un bel dilemma. Nel primo caso hanno prevalenza la ragionevolezza ed numeri. Nel secondo caso la scelta subisce condizionamenti sentimentali in cui prevalgono dubbi, timori e campalinismo.