La querelle circa l’utilizzo prospettato dall’amministrazione comunale di Corigliano Rossano dell’ex palazzo di giustizia non può non suscitare una seria riflessione in un momento cruciale di una battaglia che non può e non deve avere connotazione politica e decisioni dettate dalle faziosità personali o di schieramenti di qualsiasi colore. Distanti come sempre dalle questioni e polemiche politiche ci preme, ancora una volta, come Gav, chiedere chiarezza, a tutti, sulle posizioni che si vogliono assumere sul ritorno del tribunale nella città di Corigliano Rossano.
Stiamo seguendo con attenzione ogni singolo passaggio in seno al Governo circa la ormai evidente esigenza di rivedere la riforma della geografia giudiziaria. In tale contesto ogni parola, ogni azione ha il suo peso in un percorso che non sarà semplice, ma che comunque rimane fattibile se vi è una reale volontà di rimediare ad un torto le cui conseguenze nefaste si stanno manifestando di giorno in giorno. Partendo dalla recente mozione presentata dagli on. Rapani e Orsomarso e seguendo il confronto su un ipotetico percorso da intraprendere per giungere all’obiettivo, è apparso chiaro che, qualora si giungesse alla decisione della istituzione del tribunale di Corigliano Rossano, l’immediato passo successivo è comprendere dove allocarlo. Orbene la città deve essere pronta, subito e senza tentennamenti, ad offrire una soluzione facilmente praticabile. Quindi anche in prospettiva della costruzione di una nuova sede o della individuazione e conseguente adeguamento di un immobile funzionale allo scopo, la vecchia sede dell’ex tribunale di Rossano, già predisposta ad ospitare le aule giudiziarie, rappresenterebbe una risposta immediata per riappropriarsi del palazzo di giustizia. Tale riflessione pensiamo sia di una semplicità disarmante. Detto ciò, la decisione di allocare nella struttura di via S. Stefano il centro per l’impiego ci porta, però, a porci ulteriori interrogativi che faticano a trovare una risposta logica. Lo scorso mese di luglio, come ricordato dallo stesso sindaco, l’immobile è ritornato nella disponibilità del comune. Atto salutato con unanimi sentimenti di favore e fervore, considerato da molti il primo passo per riprendere la battaglia per la difesa del Tribunale. Tanto che, in quella occasione, è stato anche annunciato che alcuni locali saranno utilizzati quale sede della Fondazione degli avvocati dell’ex foro di Rossano, anche per preservare, valorizzare e tramandare l’immenso patrimonio storico dell’archivio ancora presente nel vecchio tribunale. Viene spontaneo chiedersi come questa scelta della prima ora, da tutti condivisa, possa oggi sposarsi con una convivenza con gli uffici del centro dell’impiego. Aggiungiamo che il sindaco afferma di avere nella disponibilità del patrimonio comunale circa una trentina di immobili pronti ad essere messi a disposizione per ospitare il tribunale e che la decisione di spostare il centro per l’impiego risponde anche ad esigenze di risparmio per le casse comunali e valorizzazione dei beni. Anche su questo punto poniamo una domanda: se il comune ha a disposizione tutti questi immobili, perchè non ne è stato individuato uno per il centro dell’impiego, visto che si dovrebbero spendere ingenti risorse economiche per adeguare qualsiasi struttura per un utilizzo del tribunale? Perché spendere cifre importanti quando in via S. Stefano si dovrebbero solo ripristinare i luoghi e quelle stesse cifre potrebbero essere spese per una sede definitiva, moderna e funzionale, magari anche ex novo per allocare il tribunale di Corigliano Rossano? Ancora una volta la città e il territorio corre il concreto rischio che la litigiosità politica prevalga sul buon senso. Condotta questa che, come tutti sanno, ha visto soccombere l’ex tribunale di Rossano rispetto ad altre realtà dove si è avuta l’intelligenza e la lungimiranza di mettere da parte dissidi e smanie di primogeniture e di lavorare uniti al fine di mantenere il proprio tribunale.
Comunicato stampa