Una intervista alla Radio, fattami da un mio Amico giornalista, naturalmente sul tema del giorno e una Sua domanda a bruciapelo, su come i bambini vivono questo periodo speciale, dopo la mia risposta concisa, perché per fortuna eravamo in chiusura, mi ha indotto , obbligato a riflettere sull’argomento e colpevolmente a rendermi conto che, non avendo figli e conseguentemente neppure nipoti, per età raggiunta, avevo tralasciato, trascurato di prendere in considerazione il punto di vista dei bambini, in questo ideale Diario al tempo del Coronavirus.
Mi pento e chiedo perdono ai bambini, i protagonisti del nostro futuro.
Prima di tutto non credo assolutamente che i bambini, eccezion fatta per i neonati e i più giovani di tre anni, non abbiano coscienza delle malattie, loro personali e degli altri.
Certamente ne hanno una percezione particolare, proporzionale alla capacità di sentire, propria della loro età, ma che comunque è superiore a quella che noi adulti, dimentichi di ciò che siamo stati, attribuiamo loro.
Basta fare un piccolo, o grande passo indietro alla nostra prima infanzia, per rievocare ricordi spiacevoli di qualche malattia subita, o vissuta accanto ad un nostro genitore infermo.
Io personalmente ho ricordi molto precisi del mio Morbillo a tre anni, quando giacevo, come si usava allora nel lettone dei miei genitori e un particolare mi è rimasto indelebilmente impresso nella memoria, il tremendo fastidio che mi dava la luce, in termini medici fotofobia, che ho studiato successivamente essere un sintomo tipico del Morbillo.
Mia madre, accanto a me, mi bagnava la fronte con dei fazzoletti bagnati con acqua fredda, nel tentativo di farmi diminuire la febbre alta.
Ricordo bene l’apprensione che leggevo e comprendevo negli occhi di mia mamma e quella apprensione mi faceva intuire che la situazione era seria.
Ricordo molto bene, anche le epidemie di Poliomielite che si scatenavano in primavera e che terrorizzavano i nostri genitori i quali ogni giorno ci scrutavano con apprensione, e anche i bambini che ne portavano i segni indelebili sul proprio corpo e sulla propria psiche.
Proprio quella apprensione che ricordo così bene nei miei genitori, mi permette di raccomandare ai genitori di oggi, che certamente la provano nei confronti dei loro figli, di fare ogni sforzo, possibile e immaginabile per non lasciarla trasparire, per non mostrarla, per non evidenziarla.
E’ l’unico modo per tranquillizzare i nostri figli e far vivere loro questo periodo sicuramente anche per loro molto difficile, con serenità, per quanto è possibile.
I bambini ci osservano, sempre, osservano i loro genitori e gli adulti a loro vicini, sempre, e da loro desumono se la situazione è tranquilla, se viceversa c’è motivo di preoccupazione, se incombe un pericolo.
E se notano una seppur minima discrepanza tra ciò che noi diciamo, a voce, per tranquillizzarli e ciò che invece il nostro viso, i nostri gesti, la nostra espressione testimoniano e denunciano, allora veramente si spaventano e comprendono che c’è motivo di essere preoccupati per un nemico esterno, di qualunque natura esso sia, ma ancora di più, e ciò è ancor più grave, comprendono che i genitori, o gli adulti, non stanno dicendo loro la verità, e ciò ingenera ancora di più terrore e sgomento, perché percepiscono che gli si nasconde qualcosa e quindi non ci si può più fidare delle persone nelle quali si riponeva totale fiducia.
Dobbiamo sempre pensare e tener conto che la sicurezza e la tranquillità dei nostri figli deriva e dipende dalla sicurezza che noi infondiamo loro, sicurezza che deriva dalla loro consapevolezza che stiamo dicendo loro sempre ed esclusivamente la verità.
Anche in questi momenti difficili, spieghiamo loro in termini comprensibili ed accettabili, perché dobbiamo rimanere in casa, perché non possono andare a giocare al parco con i loro amichetti, perché la nostra e la loro vita è cosi radicalmente mutata in un attimo, che ci vorrà ancora del tempo, perché tutto torni alla normalità, come prima, ma che se rispettiamo queste regole, per ora spiacevoli, tutto tornerà come prima.
Credo che sia un modo utile per spiegare loro cosa sta accadendo e perché, ma soprattutto sia una occasione eccezionale per impartire loro una prima lezione di responsabilità e di senso civico, per far comprendere loro l’importanza di rispettare le regole e le Leggi, anche se ci impongono delle restrizioni e delle limitazioni, perché sono per il nostro bene e soprattutto per mostrare loro che noi adulti siamo i primi a sottoporci a queste regole, quando sono giuste e per il nostro bene e di tutti.
I bambini imparano con l’esempio che noi diamo loro e non come pensiamo, con prediche e discorsi seri.
Questo impegna noi adulti a sapere e a tener conto che siamo sempre osservati da loro e che ogni nostro gesto, atteggiamento, parola, silenzio viene colta e memorizzata e tesaurizzata come esempio ed insegnamento.
In questo consiste l’Educazione, la vera difficoltà della Educazione.