I barbieri di Rossano, racconto di Martino A. Rizzo

 

Sul finire degli anni ’50 del secolo scorso, un bimbetto di 4-5 anni che abitava in via Umberto I, con un grembiulino lindo sul quale la mamma aveva ricamato le campanelle simbolo del Musichiere di Mario Riva, trasmissione che all’epoca andava per la maggiore, per farsi accorciare i capelli, si recava da solo verso piazza Grottaferrata perché alla fine della strada, tra l’osteria di Cosimeddo Graziano e la sartoria di Molino, c’era la bottega di barbiere di mastro Tonino Reda.

Poi, una volta che la sua famiglia si trasferì in pieno centro, lo stesso bambino divenne cliente di mastro Pietro che aveva la bottega sotto l’albergo Sacco, nella salita che, a fianco della macelleria di Montagna, da Piazza Matteotti conduce al Ciglio della Torre e al Carminello. Infine più grandicello si fermava in Piazza Matteotti da quel grande professionista di mastro Ciccio Federico meglio conosciuto come mastro Ciccio di Tabaro, un vero maestro che consentì a tanti giovani di apprendere nella propria bottega i primi rudimenti di quest’antica professione.

 

Nelle sale da barba c’era una gerarchia ben precisa. Si entrava da bambini, nelle ore libere dalla scuola, col compito di spolverare i clienti dopo che erano stati licenziati dal mastro con la fatidica parola “servito” che stava a significare che il suo intervento era terminato. Comunque i ragazzi tra una spolverata e l’altra apprendevano il mestiere guardando con attenzione il maestro. Dopo qualche anno di osservazione e di dritte da parte del titolare, si veniva promossi a radere e successivamente c’era l’ammissione a poter effettuare il taglio dei capelli e a conseguire così il titolo di “mastro”. Era un’epoca in cui erano tanti i barbieri a Rossano che, pur se parrucchieri per uomo, venivano denominati sempre col titolo di “barbiere” in quanto quello di “parrucchiere” veniva riservato solo a quelli per donna.

Ognuno di questi professionisti aveva una sua caratteristica. Famosa era la vetrina della sala di mastro Nilo Caligiuri, u Coco, a fianco della chiesa di San Giacomo, dove erano in mostra antiche prese e interruttori elettrici d’antan che non c’entravano nulla con barbe e capelli ma che inducevano comunque a fermarsi per cercare di capire il possibile collegamento tra quella esposizione e l’attività esercitata nella bottega. In piazza Santi Anargiri c’erano tre sale da barba: quella di mastro Agostino Ramazzotti a fianco dell’ex bar 199, quella di Gallina da un lato dell’ingresso del tribunale e quella di mastro Pinuzzo Provenza sull’altro lato dove mosse i primi passi quel gran professionista del taglio che è Aldo Mollo. Nella piazza c’era il tribunale molto frequentato e quindi i loro servigi erano altrettanto richiesti.

Questi locali non fornivano solo il servizio di capelli e barba, ma anche quello più generale di “taglio e cucito” con i pettegolezzi paesani. Infatti servivano anche da ritrovo per i soliti amici che si divertivano a malignare sui fatti del paese e sui malcapitati che passando dalla piazza diventavano oggetto di battute, critiche e dicerie. E in questa attività il locale di mastro Pinuzzo eccelleva. In pratica erano circoletti per uomini i cui clienti a fine anno venivano omaggiati dal titolare con i famosi calendarietti con signorine in atteggiamenti osé, ma che oggi potrebbero sembrare casti.

C’è da aggiungere che si parla di anni in cui gli strumenti per radersi non avevano raggiunto l’evoluzione odierna e quindi era molto diffusa tra gli uomini l’abitudine che per “farsi la barba” bisognava andare dallo specialista in modo così di non rischiare di auto-sfregiarsi. E poi farsi radere significava anche trascorrere piacevolmente in poltrona, rilassato, servito e riverito, una mezzoretta della propria giornata ascoltando qualche diceria interessante e sfogliando il quotidiano che in bottega non mancava mai.

Da piazza Santi Anargiri, andando verso piazza Steri, di fronte al negozio di stoffe di don Luigi Muzzillo, c’era il salone di mastro Sperito Esposito, mentre – proseguendo verso la piazza – di fronte al palazzo Morelli c’era la bottega di mastro Giovanni De Simone, poi di Nicola Scattarella dove lavorava anche Gino Abastante. In questo locale era possibile giocare al Totocalcio.

Andando dal salone di Caligiuri-Coco verso Porta Cappuccini, si incontravano tanti altri specialisti del settore. Al “Turuno” c’era l’attività di Aldo Salvatore, il nipote di Gioffré che aveva lo stabilimento al mare. Vicino all’attuale ristorante Porta Romana, lavorava in un primo tempo mastro Tonino Caligiuri, nipote di mastro Nilo di cui si è detto prima e successivamente Sarino Scorza che aveva mosso i primi passi da Tonino Reda. Ancora più avanti, di fronte al vecchio palazzo Pirillo, lavorava il Baio, Tonino Graziano, che veniva dalla scuola di mastro Ciccio di Tabaro.

Proseguendo, tra il Monumento ai Caduti e la chiesa di San Nilo aveva la sua attività mastro Cosimeddo Fontanella, un personaggio con i suoi baffetti, conosciuto da tutti come Culipizzuti. Sotto il palazzo Guarasci c’era la bottega di mastro Gaetano e, infine, di fronte al palazzo Sorrentino per un periodo aveva piazzato il suo salone Michele Moschetto e poi Vito Leonardo.

Questi per la zona alta della città. Andando invece nella Piazzetta de Rosis sotto la casa di Attadia c’era il salone di Pometti. Svoltando invece l’angolo per dirigersi verso la Cattedrale si incontrava subito il salone di mastro Alfonso Celestino col quale lavorava Pinuzzo Briglia che poi aprì la sua sala al Traforo nel Palazzo Quattro Stagioni. Di fronte alla Cattedrale aveva invece la bottega mastro Vittorino Sabatino e, scendendo in direzione della Pescheria, s’incontrava il locale di mastro Nilo Le Fosse coadiuvato dai due figli Ciccio e Mimì. In Piazza del Popolo operavano i due saloni di mastro Tommaso Caccuri e di Cirullo e alla Piazzetta aveva la sua bottega Mimì Cruceli gestita poi da Giovanni Caruso. Infine, a Santo Nico esercitava l’attività il mastro Vaglica, “u Tavularo”.

Nel Centro Storico erano tanti i rossanesi e conseguentemente i barbieri dovevano essere in numero adeguato per servire tale vasta clientela. Poiché questa rappresentazione si riferisce a vari decenni fa può contenere errori e omissioni pertanto gli amici di Facebook sono invitati a correggerla e integrarla.

P.S.: si ringraziano gli amici Tonino Marcello e Michele Tavernise per il loro ausilio nella ricostruzione di questo mondo oggi completamente mutato.

Martino A. Rizzo 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi,

coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito www.AnticaBibliotecaCoriglianoRossano.it che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

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