«Uno dei più riscaldati rivoluzionarii», così veniva rappresentato il notaio rossanese Vincenzo Pettinato, di Nicola e Serafina Labonia, in un rapporto della polizia borbonica del 4 dicembre 1850. Uno che «si permetteva di andare per le strade sparlando ad alta voce del Governo di Sua Maestà (D.G.), ma giunse a tanto la sua malvagità fino a lasciare l’esercizio della carica di Notaio per non mettere in testa delle scritture Ferdinando 2. Re, come pubblicamente diceva. Partì pure per Campotenese col grado di sergente maggiore». Vincenzo frequentava le riunioni in casa di Saverio Toscano, con Gaetano − fratello di Saverio − e Domenico Palopoli, Antonio Morici, Nicola Samengo, Vincenzo Greco, Pietro Rapani, Antonio Berlingieri, don Bernardino Converso «ed altri molti, tutti anarchisti».
Imprigionato nel settembre del 1850 nel castello di Cosenza, il 16 agosto 1851 Vincenzo Pettinato tentò l’evasione con un gruppo di altri sovversivi, tra cui Domenico Dramis, Francesco Ruffo Melise, Francesco Liazzi, i due Mauro, Domenico e Raffaele, disarmando e ferendo le sentinelle. Purtroppo però, scattato l’allarme, arrivarono le guardie che uccisero Vincenzo e un altro detenuto, mentre il resto del gruppo riuscì a fuggire.
Sul fratello Onofrio, in una visura del casellario giudiziario del 23 luglio 1852, risultava questa lunga lista di reati: “1) Attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo, per essere in conformità degli ordini della sediziosa Giunta Nazionale opposto, e per aver eccitato anche gli altri ad opporsi all’esecuzione della Legge sulla Guardia Nazionale nel 1848. 2) Attentati come sopra, eccitando e propagando il comunismo, in marzo e nei seguenti mesi 1848. 3) Cospirazione come sopra, facendo parte delle associazioni settarie istallate, nel 1848. 4) Attentati come sopra ed eccitare gli abitanti del regno ad armarsi contro l’Autorità Reale con voci, discorsi in luoghi pubblici scritti, proclami incendiari, ingiurie contro la sacra Persona del Re, violenti esazioni di denaro ed altri fatti sediziosi in giugno 1848. 5) Associazione in banda armata ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo 1848 nei campi di Spezzano Albanese, Cassano e Campotenese, nella quale banda esercitò impieghi, col grado di secondo sergente, funzioni e comando.” Inoltre, poiché aveva osato tirare un colpo di pistola al tenente di linea Giuseppe Cannella, nel 1852 venne imprigionato per reati politici per ordine del Procuratore Generale.
Con un rapporto del 28 luglio 1855 l’Intendenza di Cosenza comunicò alle autorità rossanesi di provvedere all’arresto di sovversivi perché esistevano «fondati sospetti, che i contronotati individui abbiano rannodato criminose relazioni in Napoli. È del maggiore interesse che questo grave affare venga senza indugio sviluppato pienamente, senza darsi campo ad alcuno dei prevenuti di mettersi in salvo; epperò Ella in ricevere questo ufficio farà procedere a colpo sicuro, e senza il menomo rumore, al simultaneo arresto di tutti gli emarginati, ed a contemporanee accuratissime visite domiciliari presso di loro …» Tra le persone da arrestare, al primo posto dell’elenco, c’era Onofrio Pettinato che venne imprigionato a Corigliano dove lavorava come agente del barone Francesco de Rosis. Nella perquisizione di casa sua furono rinvenuti documenti che evidenziavano i rapporti di amicizia che intercorrevano tra Onofrio, dichiarato attendibile, e gli altri attendibili Pietrantonio Basile e Dramis.
All’arrivo di Garibaldi in Calabria, Onofrio il 20 agosto 1860 si arruolò nell’Esercito Meridionale e venne congedato il 27 dicembre 1860. Successivamente col grado di luogotenente si aggregò alla Guardia Nazionale Mobile per la lotta al brigantaggio in Basilicata.
Giuseppe Mazzini, il 16 settembre 1862, con un nucleo di fedelissimi repubblicani e i calabresi Miceli e Nicotera, fondò a Lugano la Falange Sacra, un’associazione segreta per promuovere la lotta per l’unità e la forma repubblicana, associazione per la quale «Il cittadino Onofrio Pettinati è scelto Tribuno Inferiore della Falange Sacra-Legione Calabria settentrionale. Firmato: Giuseppe Mazzini».
Il figlio di Onofrio, avuto in tarda età, Arnaldo Masaniello, fu anch’egli un fervente rivoluzionario. Antifascista, prese parte, insieme ad altri, all’esposizione della bandiera rossa al monumento dei caduti avvenuta il 4 novembre 1937. Come si suol dire: buon sangue non mente.
I Pettinato insomma furono rossanesi che, insieme a molti altri, fin dalla prima metà dell’800 lottarono per la libertà, l’unità e contro la tirannia dei Borbone, pagando con la vita per la realizzazione dei loro ideali.
(P.S.: sul sito www.LaDisfattaIlCrolloDeiBorboneInCalabria.it è possibile scaricare il libro di Onofrio Pettinato “Ingiustizie sofferte dai Fratelli Pettinato” corredato da documenti e pubblicato a Rossano nel 1866 dalla Tipografia Federico Bianchini)
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo ~ ogni mercoledì su I&CMartino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili. |