Il viaggio dello storico dell’arte francese Millin a Rossano nel 1812, racconto di Martino A. Rizzo

Tra i tanti viaggiatori che nel corso dei secoli sono arrivati a Rossano dobbiamo essere particolarmente grati a Aubin-Louis Millin, archeologo e storico dell’arte che nel 1812 visitò la città. Infatti questo studioso ci ha lasciato disegni e descrizioni di beni che oggi non abbiamo più e che lui invece ha contribuito a meglio far conoscere.

Nel suo giro nel Sud Italia, Millin era accompagnato dal pittore prussiano Franz Ludwig Catel e dallo scrittore francese Astolphe de Custin e tutti e tre rimasero a Rossano dal 9 all’11 luglio 1812. Catel aveva il compito di dipingere i beni rilevanti che trovavano durante il viaggio mentre lo scrittore Custin doveva lasciarne traccia scritta. Il viaggio aveva l’obiettivo, per conto del governo francese, di redigere una «inspection patrimoniale» sulla consistenza dei beni artistici delle regioni entrate da poco a far parte dell’impero napoleonico e raccogliere un’ampia documentazione sui beni sconosciuti o conosciuti parzialmente. Tra l’altro, finalità non meno importante, il viaggio di Millin si dirigeva verso regioni periferiche ancora quasi da scoprire e, altro aspetto rilevante della spedizione, non avrebbe dovuto documentare solo le antichità classiche ma anche quelle medievali fino ad allora non tenute in gran conto.

Di Rossano, Millin scrive nel suo diario che «a septe portes» e inoltre che ha «bellissimi palazzi,…. In genere le case calabresi hanno i nostri pregiati mobili di palazzo, cassettoni, più o meno ben arredati, sedie antiche dorate, divani in pelle, vecchi tavoli, vecchie scrivanie, come negli antichi castelli di Francia, ma meno nobili e meno pomposi».

L’arcivescovo de Miceli avrebbe voluto ospitare Millin e il suo seguito. Ma il francese preferì l’ospitalità di don Nilo de Rosis. Giovedì 9 i tre viaggiatori furono invitati a pranzo dal sottoprefetto della città e visitarono San Marco, la Cattedrale e la Chiesa di Santa Trinita a Piazza Steri.

Su San Marco, «ancienne église grecque», notarono subito la somiglianza con la Cattolica di Stilo. La Cattedrale non li appassionò particolarmente, il loro giudizio fu che «il n’y a rien de curieux», insomma niente di affascinante.

Diverso fu l’interesse per la chiesa di Santa Trinita, la chiesa di Piazza Steri che non c’è più. Qui ammirarono un «mosaïque antique avec des animaux… dans un tapis d’ornements…».

Tale mosaico, ricordato anche dal de Rosis nel suo testo sulla storia di Rossano, non costituiva nella città ionica un caso isolato. Infatti alcuni dei motivi presenti nel foglio redatto dai visitatori trovano riscontro nei resti del pavimento del XII secolo riemersi al di sotto del presbiterio della Cattedrale nel 1952. Inoltre, secondo de Rosis, le pareti della chiesa erano arricchite da bei dipinti sulla Redenzione di Luca Giordano che, purtroppo, con la distruzione della chiesa scomparvero. Insomma, tra colonne, mosaici sul pavimento e Luca Giordano alle pareti, la chiesa della SS. Trinità di Rossano doveva essere proprio un piccolo scrigno.

Il 10 luglio, accompagnati da don Nilo de Rosis, i tre si recarono al Patire. Millin, scrive sul suo diario che è un «interessantissimo monastero, dove si trovavano antiche sculture, manoscritti e diplomi greci, è stato talmente saccheggiato e saccheggiato che non c’è pietra che non porti il segno della malvagità degli uomini. Comunque ho preso il disegno della chiesa, che è di notevole architettura normanna, quelli del pavimento a mosaico in stile arabo, e di un grande vaso di marmo, che ha un’iscrizione greca sul bordo».

Fatto importante fecero un disegno del Fonte Battesimale lasciandoci la prima testimonianza visiva di questo bene e della sua collocazione all’interno della chiesa. Infatti raccontano che «Il est placé au commencement de la nef entre les deux premiers piliers sul l’encadrement de l’inscription à mosaique» (È posto all’inizio della navata tra i primi due pilastri sulla cornice dell’iscrizione musiva).

Il riferimento è al pannello del pavimento con quattro medaglioni figurati che occupa le prime due campate della navata centrale. Così è da dedurre che la conca dovesse trovarsi in prossimità del primo pilastro, al di sopra della prima riga della grande iscrizione a fondo bianco, non si sa se a destra o a sinistra. Comunque era posizionata sopra gli attuali mosaici e quindi nella zona oggi protetta dalle barriere di plexiglass dove, se si fosse voluto rimettere la copia della conca medesima, recentemente collocata nella basilica, non sarebbe stato possibile a causa dei vincoli che disciplinano la vita della basilica.

La mattina dell’11 luglio, i visitatori stranieri lasciarono Rossano diretti a Corigliano per poi proseguire verso Castrovillari.

Martino A. Rizzo

I racconti di Martino A. Rizzo ~ ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

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