CATANZARO – Contratti esclusivi firmati col Policlinico universitario Mater Domini, ma incarichi paralleli in strutture private. È questa l’accusa al centro dell’inchiesta che coinvolge due medici, su cui la Procura di Catanzaro ha acceso i riflettori. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro di oltre 128 mila euro, considerati compensi percepiti indebitamente.
I due risultano indagati per truffa aggravata, falso ideologico e violazione delle norme sui rapporti tra pubblico e privato. Avrebbero esercitato attività extracontrattuali senza le autorizzazioni previste, aggirando il vincolo di esclusività con cui avevano firmato il contratto con il Policlinico universitario.
Le verifiche della Guardia di Finanza hanno ricostruito anni di incarichi svolti in parallelo alla funzione pubblica. Tra il 2018 e il 2021 Bruni avrebbe gestito un centro medico a Cosenza come amministratore unico, accreditato col Servizio sanitario regionale. Garofalo, secondo le carte, risulterebbe socio di maggioranza. Entrambi avrebbero ricoperto ruoli di responsabilità in più società, violando la separazione tra pubblico e privato.
Secondo gli inquirenti uno degli indagati avrebbe anche omesso di comunicare la sua attività in una domanda alla Scuola di specializzazione nel 2019. In quella sede avrebbe dichiarato, falsamente, di non avere incarichi esterni, elemento che ha spinto il gip a contestare anche il falso ideologico.
L’indagine è partita da verifiche su comunicazioni e richieste di autorizzazione inviate al Policlinico. La tesi della Procura è che l’assenza di comunicazione non sia stata una dimenticanza, ma una strategia per continuare a svolgere liberamente attività privata, anche a fini di lucro.
Il sequestro preventivo ammonta a 62.349 euro e 65.765 euro . La cifra corrisponde, secondo le stime, ai compensi ottenuti dai due durante i periodi in cui avrebbero dovuto limitare la propria attività all’interno della struttura pubblica.
La vicenda solleva anche un tema di sistema: la compatibilità tra incarichi universitari, attività professionale e ruoli gestionali in strutture accreditate. Gli investigatori segnalano anche la presenza di un potenziale conflitto d’interessi, con prestazioni e consulenze offerte in contesti privati da figure che rivestivano un ruolo pubblico.
Per ora, i due indagati restano a piede libero. Toccherà ora ai magistrati valutare se procedere con ulteriori misure. L’inchiesta, secondo quanto trapelato, potrebbe allargarsi anche ad altri casi simili.
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