La fenomenologia del “Mi piace”, racconto di Martino A. Rizzo

Quanti a Corigliano Rossano utilizzano Facebook? In tutt’Italia nel 2021, secondo AGCOM, erano 36 milioni su quasi 59 milioni di abitanti, circa il 61%. Se si facesse un confronto “a cazzotto” con Corigliano Rossano si potrebbe tentare di affermare che nella grande città jonica circa 45mila cittadini giocano con Facebook, numero al quale si possono aggiungere tutti gli emigranti e figli di emigranti – e sono tanti – che vivono fuori e che utilizzano il social per mantenere un legame con la terra di origine.

Facebook è così diventato per i coriglianesi rossanesi un paese virtuale dove si sono riprodotti in modo potenziale le piazze, i vicoli, i vicinati con le loro storie, notizie, pettegolezzi, maldicenze, amicizie e inimicizie offrendo nuova linfa per rinvigorire antichi rapporti o vecchi rancori, insomma un mondo che ha riprodotto sul web ritagli della vita di relazione di ognuno e che perciò ha affascinato tanta gente.

In questo mondo virtuale un ruolo centrale è giocato dai “Mi piace” (in sigla MP). Lo metto o non lo metto il mio Mi Piace ai post che leggo? Ne metto tanti o pochi? Li metto in modo ponderato o a casaccio? Li metto seguendo l’altruismo o in cambio di un qualcosa? Tante domande che per rispondere meriterebbero un serio approfondimento psicologico. Comunque, senza scomodare gli specialisti dello studio dei modi di pensare e dei comportamenti delle persone, con questo scritto si vuole provare a classificare i MP in modo approssimativo, senza alcuna presunzione, con la piena consapevolezza di adoperare per il presente articolo un titolo assolutamente sproporzionato rispetto al suo contenuto e rifacendosi, per questa disamina della natura dei Mi Piace messi (o non messi) sui post di Facebook, solo all’esperienza maturata sul social.

In una possibile classificazione dei Mi Piace, al primo posto di sicuro va messo quello che è schietto, sincero, convinto, intellettualmente onesto. Insomma quello attribuito a un post in quanto se ne condivide il contenuto per le ragioni più varie.

Poi c’è il Mi Piace “politico”. Quello che come il 6 alle interrogazioni di una volta, o il 18 agli esami dell’università, non si negava a nessuno, a prescindere dal valore della prestazione scolastica data.

C’è poi un Mi Piace “di classe”, proprio di quelli che appartengono a una certa noblesse, per nascita, censo e condizione sociale e culturale e che non vedono di buon occhio la commistione che si verifica su Facebook dove tutti danno del “tu” a tutti e si rivolgono con sfacciataggine a tutti senza la necessaria anticamera virtuale e le opportune riverenze. E pertanto in questi casi i MP sono limitati alla cerchia sociale ristretta degli utenti di Facebook di cui fanno parte.

Fa da contraltare al Mi Piace “di classe” il Mi Piace “arrivista” o “servilista”. È un MP di chi lo dà pochissime volte e lo riserva proprio alla cerchia ristretta di quelli che contano, quelli che possono farlo entrare nel giro giusto per il quale venderebbe la mamma, l’anima e la dignità pur di esserci e di venire considerati. Perciò in questo caso oltre al MP è opportuno anche un “Commento” per rafforzare il concetto espresso nel post, dichiarando di condividerne in toto il contenuto. E quello che desta meraviglia di queste persone è constatare che sul social stanno quasi sempre in letargo e invece si risvegliano all’improvviso rispetto a quel particolare post messo da qualcuno che potrebbe tornare utile.

C’è poi il Mi Piace “supplicato”. È di quelli che subito dopo aver pubblicato il post lo sponsorizzano invitando, pregando, implorando, tramite WhatsApp e Messenger, conoscenti e amici di mettere il famoso like al fine di evitare la depressione per non avere la propria creatura con insufficienti MP.

Un altro Mi Piace è quello che risponde al “principio della reciprocità”. La reciprocità è una regola del diritto internazionale ma va bene anche ai rapporti su Facebook. Io metto MP al tuo post se anche tu metti MP ai miei. Altrimenti nulla.

Il Mi Piace “subdolo” è di quelli che su Facebook mettono MP a un post mentre poi quando parlano con le persone si esprimono in tutt’altro modo nei confronti dell’autore del post medesimo e del suo contenuto.

Interessante è anche il Mi Piace “ritardato”, quello che non viene apposto subito, ma – stando attenti all’incremento dei MP sul post osservato – viene messo solo quando questi crescono in maniera significativa che induce il riluttante ad aggregarsi al gruppo per non restare fuori dal coro.

E si potrebbe continuare ancora perché ormai siamo tutti esperti di Facebook e quindi ognuno potrebbe raccontare le esperienze fatte.

Discorsi a parte meritano i Non Mi Piace (in sigla NMP), cioè il Mi Piace non messo a nessun post.

Innanzitutto c’è il Non Mi Piace “agnostico”, quello di chi è venuto alla grande festa di Facebook ma non vuole ballare. Gli piace esserci, osservare, ascoltare, apprendere, farsi un’opinione, ma non esprimersi, restando seduto ai margini della pista da ballo senza scendere sulla pedana per danzare insieme agli altri.

Il Non Mi Piace “per darsi un tono” appartiene invece a chi sente il bisogno di distinguersi. Pertanto si chiede: «mi si nota di più se vado alla festa o se non vado? Oppure se vado e sto in disparte?».

Una sottospecie del Non Mi Piace “agnostico” è il Non Mi Piace “partitico” di chi si tiene alla larga dai post relativi a posizioni politiche per non entrare sul web nelle solite diatribe delle quali ormai siamo invasi sui mass media.

Il Non Mi Piace “altezzoso” è proprio di quelli che pubblicano, desiderano ricevere i Mi Piace da parte degli altri, ma loro non si abbassano a mettere il loro Mi Piace agli altri post in quanto nella loro presunta superiorità possono solo essere omaggiati ma non dare un like.

Poi c’è il Non Mi Piace “onesto” perché effettivamente a quell’utente il post che gli passa sotto il naso non piace. Insomma si tratta di una persona che mette il Mi Piace o non mette il Mi Piace secondo coscienza e in relazione al fatto che condivida o meno il contenuto del post potenzialmente oggetto di giudizio.

Il Non Mi Piace “per odi atavici” è quello figlio di rivalità antiche. Non c’entra il contenuto del post ma l’autore dello stesso. E quindi anche se il contenuto del post è assolutamente condivisibile allo stesso non può essere attribuito il MP perché è ancora viva una rivalità antica che ha attraversato il rapporto tra quei protagonisti, i loro padri o le rispettive famiglie.

Infine c’è il Non Mi Piace “vendicativo” nato da incomprensioni vissute nella vita o sui social. Un commento non gradito, una conversazione interrotta, il disaccordo su un argomento, un punto di vista differente possono far nascere il NMP che vuole rimarcare la presa di distanza da parte di una persona, magari settantenne, ma che come un bimbetto d’asilo che fa i dispettucci all’altro anche se questo ha pubblicato un post importantissimo, sensato e sul quale intimamente non può che essere d’accordo.

Ovviamente queste considerazioni sono figlie dell’esperienza di un frequentatore di Facebook e di sicuro possono essere condivise, non condivise o arricchite con altra casistica. Però si ritiene che tanti ci si possono ritrovare e pertanto alla fine della lettura ognuno può chiedersi «e io in quale categoria di Mi Piace rientro?».

Martino A. Rizzo 

I racconti di Martino A. Rizzo

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

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