Gentile Dottoressa Abbate,
Punti Principali:
1. Cavilli burocratici e paure infondate
Il paragone con l’Ilva è ingiustificato. Agitare il tema dell’inquinamento per bloccare un progetto di tale portata ha solo contribuito a diffondere paure senza alcun fondamento reale.
2. Progetti alternativi vaghi
Ora che Baker Hughes si è ritirata, quali saranno le attività proposte in alternativa? Quanti posti di lavoro verranno creati e dove chi cerca occupazione potrà inviare i propri curricula? Finora non ci sono risposte concrete.
3. Mercati di destinazione irrilevanti
Che i prodotti fossero destinati al mercato asiatico o europeo è un dettaglio secondario. La vera questione è l’ennesima occasione persa per mancanza di visione e pianificazione.
4. Scivoloni sull’industria portuale
Affermare che l’industria non appartiene ai porti è un errore. In molti Paesi, porti e industrie convivono e prosperano insieme, creando opportunità di sviluppo e crescita economica.
5. Opportunità lavorative sprecate
Baker Hughes aveva chiaramente indicato le ricadute occupazionali del progetto. Con maggiore lungimiranza, sarebbe stato evidente come un investimento del genere avrebbe attivato dinamiche economiche molto più significative rispetto ai progetti “alternativi” di cui si parla.
Politicizzare un tema così serio, creando allarmismi ingiustificati e rinunciando a un’opportunità strategica, ha solo contribuito a condannare il futuro di un territorio e dei suoi giovani. Le logiche di rinuncia hanno sacrificato il potenziale di sviluppo su un altare di miopia politica.
Pietro Vulcano membro comitato Io resto Corigliano Rossano