Mercoledì 27 novembre, si è svolta la riunione periodica del Direttorio del Laboratorio Riformista Calabrese aperta a tutti i firmatari del documento “Il dovere dell’impegno riformista”.
Dall’ampio dibattito è emerso come tutti i partecipanti ritengano debole la gestione dell’attuale momento politico da parte del Partito Democratico, come sembra dimostrare il “Caso Rubbettino”.
L’impressione, sottolineata in tutti gli interventi, è che in realtà nel Partito Democratico fatichi ad affermarsi un pensiero politico alternativo forte che possa dimostrare effettivamente un cambio di passo del passato soprattutto nei metodi dell’azione politica. Cambiare Oliverio, solo per dare l’impressione di una svolta, serve a poco. Sarebbe necessario piuttosto un cambio dei metodi del passato che hanno reso il PD calabrese inviso a gran parte dei calabresi. Inoltre, i presenti hanno sottolineato come il governo nazionale abbia rappresentato un raffreddamento dei cittadini italiani e calabresi nei confronti del nuovo corso del Partito Democratico compresso in una morsa dove il senso di responsabilità mostrato, a differenza degli altri partner di governo, non arriva alla cittadinanza. Una prova di ciò è il movimento delle sardine nato da un tam tam in rete che ha richiamato tanta gente all’impegno contro i nazionalismi e i populismi. Persone in carne e ossa (soprattutto giovani), che ancora una volta esprimono una protesta e una voglia di cambiamento che il PD non riesce ancora ad intercettare.
Sulle vicende più strettamente calabresi, il Laboratorio Riformista Calabrese ritiene che Nicola Zingaretti e Stefano Graziano siano forse già in ritardo e che sono chiamati a dimostrare al più presto che le loro parole abbiano effettivamente un peso. Il PD in Calabria ha la necessità di dimostrarsi credibile e il fatto che a meno di un mese dalla presentazione delle liste navighi ancora in alto mare è la prova più lampante che il 26 di gennaio potrebbe leccarsi le ferite (Comunicato stampa).