Le famiglie de Rosis e Toscano: tra matrimoni e conflitti, racconto di Martino A. Rizzo

Tra gli anni ’70 e ’80 dell’800, i rapporti politici a Rossano furono molto tesi in quanto influenzati dallo scontro tra la destra storica e la sinistra storica ma anche, e forse principalmente, dagli strascichi legati alle antiche rivalità tra i potentati delle varie famiglie nobili cittadine e così si assistette addirittura a plateali sfide a duello.

I protagonisti principali di questa forte tensione, che in quel periodo imperversò nella città, furono Luca de Rosis jr (1843-1926) e Gaetano Toscano (1827-1914).

Spesso si parla di queste due importantissime personalità della storia cittadina, che di sicuro hanno tanti meriti, come se appartenessero a due capitoli separati del grande libro del passato di Rossano, mentre invece sono contigui e dialettici e con i loro pregi, i loro umani difetti e i loro contrasti per un bel periodo hanno reso “vivace” il governo della Città.

A dire il vero, le rivalità tra le due famiglie de Rosis e Toscano risalivano almeno al 1815, anno della morte di Claudio de Rosis, erede universale delle proprietà Crosetto e Foresta. Infatti Vittoria de Rosis, figlia di Claudio e coniugata nel 1799 con Gaetano Toscano sr, figlio a sua volta di Marc’Antonio e di Teresa de Rosis, fece causa al fratello Luca sr impugnando il testamento del padre che riconosceva al figlio maschio una posizione preminente nell’asse ereditario. Per capire: in gioco c’erano la Foresta e il Crosetto che comunque restarono nella disponibilità dei de Rosis.

Successivamente, in epoca risorgimentale, i de Rosis si schierarono per la difesa dello status quo e quindi per la difesa dello stato borbonico, mentre i Toscano aderirono alle diffuse istanze di libertà che andavano maturando nella penisola, pagando le loro scelte con il carcere e l’esilio.

Non mancarono comunque le occasioni in cui gli antichi vincoli di parentela e di classe prevalsero sui rancori e sulle rivalità. Dopo la rivoluzione del ’48 nella quale Saverio e Gaetano ebbero un ruolo di primo piano, Saverio riuscì a sottrarsi all’ondata di arresti che il Governo borbonico aveva attuato, come conseguenza repressiva alla fallita rivoluzione, grazie proprio all’intervento del barone Domiziano de Rosis, cugino di suo padre, che, all’epoca, ricoprendo la carica di Sottointendente, lo informò in anticipo convincendolo a nascondersi in un bosco di sua proprietà dove rimase come latitante per tutto l’inverno del 1848.

Fatta l’Unità d’Italia nel 1865 Gaetano Toscano, sconfiggendo Gaetano Labonia esponente della destra storica, fu eletto deputato al Parlamento nella IX legislatura (1865-1867) e venne nominato sindaco regio fino al 1869.

Gaetano fu rieletto in Parlamento nel 1867 alla X legislatura (1867-1870) battendo questa volta Pietro Compagna, anche lui esponente della destra. Nel 1870 Toscano non presentò la sua candidatura in Parlamento e venne meno anche il suo ruolo sindacale. In Parlamento fu eletto Domenico Palopoli, progressista, mentre nell’amministrazione comunale si aprì un periodo di instabilità con episodi di irregolarità fino a quando nel 1872 il Palopoli divenne anche sindaco di Rossano. Nel frattempo nel panorama politico cittadino iniziava a farsi largo la figura del giovane Luca de Rosis jr, sposato con Maria Rosa Toscano Mandatoriccio. Se Gaetano Toscano a Rossano era l’esponente di spicco dell’ala progressista, il de Rosis divenne invece il punto di riferimento della parte conservatrice. De Rosis nell’agosto del 1873 venne eletto nella giunta comunale e, in assenza dell’assessore anziano Nicola Cherubini, fu lui a prendere in mano le redini del governo della Città. Poi alla fine del 1875 ebbe anche la nomina regia a sindaco. Dice il de Rosis in un suo appunto: «Ho cominciato a ingerirmi della cosa pubblica dopo lo sfacelo finanziario del 1873, che fu seguito da un R. Commissario».

Nel 1876 ritornò in auge Gaetano Toscano che divenne deputato eletto alla XIII legislatura (1876-1880) e dopo un po’, forte dell’appoggio governativo, spodestò a Palazzo San Bernardino il de Rosis, che aveva la maggioranza in consiglio comunale e in giunta, e così venne nominato sindaco. Sempre nello stesso appunto di cui si è accennato prima, il de Rosis racconta che «nel 1877 dovetti ritirarmi». Per solidarietà col de Rosis, si dimisero anche la giunta e metà consiglio comunale. Fu inevitabile perciò indire nuove elezioni che nel 1879 vinse il Toscano. Ma su queste elezioni ci furono accuse di forti irregolarità per le liste manipolate e le ingerenze governative da parte del sottoprefetto Domenico Fabretti che, chiamato in causa dal cav. Alfonso Amantea, rispose al nobile in modo sconveniente. A fronte di questa offesa l’Amantea pregò i suoi amici Girolamo de Rosis e Gaetano Cherubini di portare al funzionario governativo un regolare cartello di sfida a duello. Fabretti rifiutò la sfida e fece revocare il porto d’armi ad Amantea, a Girolamo de Rosis e a Gaetano Cherubini. Il fatto ebbe una risonanza nazionale e ne parlarono anche i giornali nazionali. Ma gli scontri non si fermarono. Infatti il 12 dicembre 1879 a Rossano alcuni malviventi sequestrarono il nobile Lorenzo dei marchesi Martucci di Scarfizzi. Per la liberazione del Martucci, tanto si adoperò Giulio Acquaviva, conte di Conversano, politicamente un liberale-conservatore, quindi della parte politica avversa al Toscano, che era sposato con Rosa Labonia di Rossano, figlia del barone Antonio.

Dopo una decina di giorni dal sequestro, il conte entrò col Martucci a Rossano dove vennero accolti con esultanza dai familiari e dalla cittadinanza e al nobile furono tributati grandi onori per il successo ottenuto. Onori e gloria che però non andavano bene a Gaetano Toscano che, nel gennaio del 1980, fece approvare dal Consiglio Comunale una delibera con la quale si ringraziavano per la liberazione di Martucci le autorità amministrative e le forze dell’ordine, senza nessun riferimento al ruolo che nell’occasione aveva svolto l’Acquaviva. Il conte però, forte della notorietà acquisita con la liberazione di Martucci, nel 1980 si candidò al Parlamento per il collegio di Rossano nelle file della destra storica, proprio contro il Toscano. Acquaviva venne eletto mentre Toscano si prese la rivincita nel 1881 con l’elezione a sindaco della Città sconfiggendo il de Rosis. Uscito poi il Toscano dalla scena politica, nel 1884 Luca de Rosis riassunse la carica di sindaco che mantenne per diciannove anni.

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi,

coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito www.AnticaBibliotecaCoriglianoRossano.it che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

Una risposta

  1. Caro Martino considerato che ho trattato l’argomento in alcune pubblicazioni riguardanti i Toscano e biografie di personaggi illustri rossanesi riguardanti i Toscano e i De Rosis, per un maggiore approfondimento dell’argomento potrei sapere le fonti bibliografiche alle quali hai attinto per il tuo racconto perché potrebbero essere molto interessanti per ulteriori studi. Buon lavoro. Franco

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