Recentemente, la Commissione Giustizia in seno al Parlamento italiano è tornata ad affrontare il tema della possibile riapertura o istituzione ex novo di alcuni dei presidi giudiziari che furono soppressi dieci anni fa orsono, con il più che discutibile decreto legislativo n. 155/2012, emanato dall’allora governo Monti in attuazione della delega datagli dal Parlamento con il D.L. n. 148/2011. Infatti, il citato decreto si inquadrava in un pacchetto di riforme volte a tagliare la spesa pubblica in eccedenza, onde meglio fronteggiare gli effetti della crisi globale conseguenti al crollo economico del 2008 e, in proposito, si pensò di sopprimere alcuni tribunali con la convinzione erronea di ottenere un notevole risparmio della spesa pubblica che avrebbe determinato un aumento dello 0,5% del PIL nazionale.
Purtroppo, è nota la vicenda che tra i tribunali soppressi configurava anche lo storico presidio dell’ex Comune di Rossano, unico caso in tutta la Calabria, mentre furono mantenuti quei tribunali che, in origine, sembreva dovessero essere soppressi.
Da allora, l’ex tribunale di Rossano è incoporato al tribunale di Castrovillari, il quale ultimo venne tenuto in vita sulla scorta di due motivi: il primo alludeva al fatto che il tribunale del pollino era stato poco prima spostano in una nuova struttura del Comune di Castrovillari che è più vicina all’istituto penitenziario del territorio di competenza e la cui realizzazione è stata oggetto di un imponente finanziamento da parte del Ministero della Giustizia; la seconda, invece, attiene alle statistiche emergenti dalla graduatoria stilata nel 2008 dal Ministero di Grazia e Giustizia, circa i tribunali più efficienti in tutta Italia e in questa classifica il tribunale di Castrovillari risultava essere il quarto presidio di giustizia più efficiente di tutto il Paese.
Purtroppo, in un’ottica del genere non poteva certo eccellere l’ex tribunale di Rossano che vantava un record negativo di circa 5 mila cause pendenti a rischio prescrizione, ma a pesare in maniera determinante sulla soppressione dell’allora presidio rossanese era anche il fatto che esso aveva competenza su un territorio di circa 110 mila abitanti (poco più grande del foro di Lamezia Terme, che con 108 mila abitanti risulta essere il più piccolo foro della Calabria), che stranamente non comprendeva i Comuni dell’alto Jonio da Cassano all’Jonio fino a Rocca Imperiale: aspetto, questo, sui cui avrebbero dovuto sensibilizzarsi gli amministratori locali ante 2012, in una prospettiva di revisione della geografia giudiziaria.
L’accorpamento dell’ex tribunale di Rossano a quello di Castrovillari ha, però, comportato diversi disagi, a partire dalla difficoltà di molti abitanti dei Comuni della piana di Sibari – specie quelli dell’entroterra ionico- a raggiungere il presidio di Giustizia, sia per l’eccessiva distanza, sia per le rinomate carenze e criticità della SS106. Per non parlare, poi, dell’aumento dei costi delle prestazioni degli avvocati, sui cui compensi ricadono anche le spese relative al raggiungemento del Palazzo di Giustizia. Ma il dato più rilevante su cui soffermarsi concerne la revisione della geografia giudiziaria, operata gioco forza dopo la soppressione di alcuni tribunali, che vede ora attribuire ad un tribunale di modeste dimensione come quello di Castrovillari una nuova competenza su un territorio più ampio e socialmente problematico, comprendente 250. 919 abitanti.
La nuova competenza territoriale attribuita al tribunale di Castrovillari ha fatto si che, attualmente, secondo la classifica stilata dal Ministero di Grazia e Giustizia e pubblicata il 1° giugno 2022 da Il Sole 24 ore -che concerne la nuova graduatoria sull’efficienza dei 140 tribunali ordinari esistenti in tutta Italia, in base al carico di processi pendenti da più di due anni- il presidio di Giustizia del pollino risulta essere al 10° posto per inefficienza (o, meglio, al 130° posto per efficienza), con un numero di fascicoli relative a cause pendenti da oltre due anni pari a 7.774, con evidente rischio di caduta in prescrizione per molti di questi processi.
Dati allarmanti questi, specialmente se si pensa al fatto che tribunali di Città metropolitane e capoluoghi di provincia hanno un carico di lavoro molto più impegnativo rispetto al tribunale di Castrovillari, anche perché spiegano la propria competenza su un territorio che comprende un maggior numero di abitanti e di imprese, in un contesto sociale tutt’altro che semplice da gestire e, nondimeno, secondo questa classifica risultano essere più efficienti del tribunale del pollino.
A questo proposito, si tenga in considerazione il fatto che il tribunale di Milano è al 40° posto per inefficienza (ovvero, 100° per efficienza), ma ha competenza su 74 dei 133 Comuni che formano la Città Metropolitano di Milano e comprendono una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, con un carico pendente da oltre due anni pari a 2.897 fascicoli (quasi due volte e mezzo di meno di quello del tribunale di Castrovillari). Il tribunale di Firenze è al 31° per inefficienza (109° per efficienza), con una competenza che si estende su tutta l’area metropolitana costituita da 41 Comuni e 994.717 abitanti ed una carico di cause pendenti superiore a due anni pari a 3.548 fascicoli (meno della metà del carico pendente a Castrovillari). Il tribunale di Bologna, addirittura, è 73° per inefficienza (67° per efficienza), con una competenza su tutto l’area metropolitana costituita da 55 Comuni, comprendenti 1.015.701 abitanti, e con solo 915 fascicoli concernenti cause instaurate più di due anni fa. Ancora, fanno meglio di Castrovillari anche tribunali di Città Metropolitane come Genova (70° per inefficienza, quindi 70° per efficienza), Torino (88° per inefficienza, ergo 52° per efficienza con appena 718 cause pendenti che durano da più di due anni); nonché tribunali di Città capoluogo di provincia e molto popolosi come Verona (71° per inefficienza, 69° per efficienza con un carico pendente da più di due anni pari a 954 fascicoli), Ravenna (137° per inefficienza, quindi 4° per efficienza, con un carico pendente da più di due anni pari a soli 53 fascicoli).
Tra l’altro, se si volge lo sguardo alla posizione in classifica occupata dagli altri tribunali calabresi, ben ci si può rendere conto del fatto che la situazione è tutt’altro che rosea. Infatti, il tribunale di Paola è 42° per inefficienza (appena 98° per efficienza), con un carico pendente da oltre due anni pari a 2.563 fascicoli, nonostante abbia competenza su un territorio di appena 130.060 abitanti; il tribunale di Cosenza è 37° per inefficienza (103° per efficienza), con un carico pendente da oltre due anni pari a 3.302 fascicoli; Vibo Valentia è 17° per inefficienza (123° per efficienza), con un carico pendente da oltre due anni di 5.502 fascicoli; Catanzaro, 21° per inefficienza (119° per efficienza) con 5.168 fascicoli inerenti a cause iniziate più di due anni fa; Crotone è 62° per inefficienza (78° per efficienza), con cause iniziate da più di due anni pari a 1.103 fascicoli; Reggio Calabria, che è capoluogo dell’omonima Città Metropolitana, fa meglio di Castrovillari ma presenta una situazione parimenti allarmante, perché in classifica occupa il 36° per inefficienza (104° per efficienza), con un carico pendente oltre i due anni di 3.369 fascicoli; Lamezia Terme 25° per inefficienza (115° per efficienza) con 3.901 cause pendenti da oltre due anni; Locri 53° per inefficienza (87° per efficienza) con 1.456 cause pendenti da oltre due anni.
Il tribunale calabrese che occupa la miglior posizione in questa classifica è quello di Palmi, 79° per inefficienza (61° per efficienza) con solo 804 cause pendenti da più di due anni.
I numeri sopra esposti parlano chiaro e danno torto a chi, nel 2012, soppresse diversi presidi giudiziari in Italia e, in maniera particolare, l’ex tribunale di Rossano, stante il fatto che il territorio sibarita è interessato da numerosi e frequenti fatti di cronaca nera, roghi e reati di matrice mafiosa e necessita, per tanto, del ripristino del presidio giudiziario, affinché si faccia sentire la presenza dello Stato a tutti i cittadini che ivi vivono in una condizione di paura e declino sociale. Ma questa statistica ha anche il pregio di contraddire fortemente l’on. Bazoli e l’area Pd che lo sostiene nell’intento di ridurre ulteriormente i tribunali in Italia, perché, a loro detta, le udienze da remoto lo consentono, noncuranti del fatto che un tribunale soppresso rappresenta il giorno della civetta per tutto il popolo italiano.
Simone Laurenzano