Luzzi: chi e perché ha paura della fusione

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Giorgio Luzzi

“Se il popolo che è sovrano dovesse decidere per il no alla fusione, vorrà dire continuare a non avere un futuro a favore dei due territori, ma la iattura più rilevante, sarà quella di continuare a non avere una rappresentanza politica in comune nelle istituzioni nazionali che contano, a goduria di quelle segreterie politiche provinciali e regionali che si augurano che questo territorio continui a rimanere nel limbo, a non decollare”. Ha le idee chiare il Coordinatore del Movimento Centro Storico, Giorgio Luzzi, che non ha voluto sottrarre il movimento al dibattito che da giorni si sta sviluppando attorno al tormentone di questa caldissima estate coriglianese: la fusione. Le considerazioni finali del Movimento, però trovano delle premesse doverose che Luzzi riassume così: “ E’ noto, e mi dispiace dirlo, che la maggioranza dei coriglianesi, vive con disprezzo, con disamore le bellezze e le potenzialità della città, gli stessi sentimenti negativi vengono riversati sul prossimo che a sua volta sono il riflesso del tessuto sociale, economico e politico. Gli stessi sentimenti – secondo Luzzi – albergano in quella cerchia, in quella elite salottiera, complottista, che detiene il vero potere a Corigliano e che gelosamente lo tramanda alla propria progenie in combutta con la politica, quella occulta, che conta ed agisce nei meandri delle istituzioni locali e non. Purtroppo questa è la cruda realtà, realtà che tiene il territorio, prigioniero del passato, a quando i padroni, i proprietari terrieri o i baroni come i Sanseverino, poi i Saluzzo, i Compagna ed infine i d’Alifie pretendevano l’assoluta sudditanza dai “loro” operai, stessa condizione, seppure in maniera diversa la vive il cosiddetto ceto medio alto ancorato anch’esso a quella mentalità conservatrice che non va oltre il proprio naso, il proprio orticello, e dove le aperture, le innovazioni le interazioni interculturali, (in questo caso con Rossano) vengono vissute con sospetto, per paura di essere scippati di quel qualcosa, del potere, delle elargizioni che la politica concede loro in forma strettamente clientelare, ma più che altro sono terrorizzati dalla paura di dividere tutto questo con altre realtà, questo spiega lo scarso interesse, la quasi contrarietà del mondo politico, dei politici, del sindacato verso la fusione con Rossano. Altro ostacolo, per la fusione viene dalla fitta rete del clientelismo politico e dal vassallaggio che sia a Rossano che a Corigliano sono duri a morire. Tutto questo, ha partorito una classe politica inadeguata da qualsiasi punto di vista la si guardi, un impoverimento economico, sociale e culturale dei cittadini, per onore del vero, endemico, più accentuato nella società coriglianese”.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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