Il dovere della risposta
E’ emersa una situazione che riguarda invece tutti, soprattutto operatori ed operatrici del Sociale, enti del terzo settore ed amministrazioni comunali.
La questione che questa vicenda solleva è il livello di sicurezza dei Servizi offerti dal Sistema Integrato dei Servizi Sociali del territorio. Ciò a prescindere dall’esito giudiziario della vicenda e dalle eventuali responsabilità penali di ognuno degli accusati, che rimangono innocenti sino a condanna definitiva.
Agenzie di informazione locali riferiscono che alcuni imputati avrebbero sostenuto che assumevano “determinati comportamenti al fine di contenere gli atteggiamenti talvolta ritenuti ingestibili dei diversamente abili”. Se fosse vera questa dichiarazione riportata, ci si dovrebbe chiedere: “si considera l’uso della forza, fisica e psicologica (se questo si intende), un metodo di gestione legittimo di un Servizio ed un metodo educativo o riabilitativo efficace? E questo “metodo” è utilizzato anche in altri Servizi e Strutture? E, quindi, che livello di sicurezza garantiamo ai bambini, ai disabili, agli anziani, alle donne e agli uomini che ospitiamo nei Servizi e nelle Strutture del nostro territorio e della Calabria? E, cosa possiamo (dobbiamo) fare per migliorare il nostro Sistema ed elevare gli standard di qualità a livelli ottimali?
Abbiamo il “dovere della risposta”, ai ragazzi che hanno subito i maltrattamenti (sui quali sarà la Giustizia a stabilirne la rilevanza penale o meno) e alle loro famiglie, verso i quali va sentita vicinanza.
Presidente Mondiversi onlus – Antonio Gioiello
Comunicato stampa