Umberto Bossi anni fa gridava la secessione e inveiva contro i meridionali e Roma ladrona, una voce grossa che fece ben pensare alla politica di quel tempo di preparare un pacco regalo agli elettori arrabbiati del Nord. Una riforma, quella del 2001 che oggi si svela in tutta la sua, a mio avviso, pericolosità.Riforma che parte dal lontano 1997, che ha “padri nobili”, ma in questo caso, forse, poco lungimiranti. Un tarlo che potrebbe mangiarsi un poco alla volta sacrifici di donne, di uomini, di famiglie intere, per un’Italia libera, democratica, aperta e solidale. Famiglie intere si sono sacrificate a partire dai grandi conflitti mondiali. In tanti hanno sofferto, tanti hanno perso la vita inghiottiti per sempre dai mari, dalle sabbie dei deserti, dalle montagne del Grappa, dalla Valle del Piave. Rivoli di lacrime solcarono i visi impauriti e stanchi di tanti meridionali, di tanti nostri Padri; fieri, convinti di soffrire per i propri figli, per un bene supremo, per un futuro migliore, per la propria Patria.
Oggi siamo di fronte ad un bivio: stare a guardare o reagire non solo twittando, ma nelle piazze, sui luoghi di lavoro, dagli emicicli dei governi regionali, nelle sale dei consigli comunali. Reagire partendo dalla nostra storia millenaria, dalle nostre intelligenze, dalla consapevolezza che anche nei nostri mari, nelle nostre terre, nelle nostre pianure, nelle nostre montagne sono state tracciate le fondamenta della storia civile e democratica dell’Occidente. Alziamoci! Dimostriamo di saper costruire gli ospedali, le scuole, di saper scrivere pagine di progresso. Mostriamoci vivi, uniti, alziamo la testa e gli occhi al cielo, prendiamoci per mano e iniziamo il cammino, se non vogliamo diventare semplici “province” di altri.
Vincenzo Diego, vicesindaco di Oriolo