Quando c’era il Cozzo, racconto di Martino A. Rizzo

Nel lontano marzo del 1898 venne sistemata la spaziosa passeggiata di Santo Stefano dove c’era il Cozzo e dove al contempo fu ultimato un campo di tiro a segno. Poi il 7 marzo 1907, durante degli scavi, sempre al Cozzo, venne ritrovata una tomba greca con piccoli oggetti qualcuno dei quali è oggi conservato al Museo Diocesano. Fu l’ing. Nicola Leandro che progettò la sistemazione della strada che permise quella che il Gradilone chiamò «la stupenda passeggiata panoramica di Santo Stefano» mentre la Guida del Touring Club raccontava come dalla “Passeggiata di Santo Stefano” si poteva godere del «magnifico panorama sul Mare Jonio».

Oggi invece il Cozzo rappresenta il migliore esempio della fallimentare politica urbanistica che per tanto tempo ha albergato a Rossano. Infatti non avere avuto per vari decenni un piano regolatore e avere invece avuto una commissione edilizia farlocca è stata comunque una scelta di politica urbanistica che ha mirato solo a far prevalere gli interessi dei privati rispetto a una visione complessiva e programmata dello sviluppo cittadino.

Quando il Cozzo era ancora intatto c’era una collinetta di roccia alta circa 20-30 metri dove i ragazzi giocavano a “guardie e ladri” e le coppiette ci salivano per trovare un po’ di intimità. Lì intorno c’erano solo tre case: quella della famiglia Bianco, oggi Marincolo, quasi a ridosso della collinetta, e in fondo le case Milei e Berretta.

Poi null’altro e la passeggiata terminava alla “Ciampa” dove era stato realizzato un sedile in cemento costruito a semicerchio sul quale ci si sedeva per ammirare da un lato quella immagine da cartolina di Rossano distesa sulla collina e dall’altro il blu profondo del mare.

Si pensi che nel 1904 il Consiglio Comunale dell’epoca negò il permesso di realizzare, nel curvone della strada per lo Scalo dove s’innesta il Viale Santo Stefano, un’officina meccanica perché non in linea con il contesto della zona. Altri tempi e altri amministratori!

Invece, nella “smania cementificatoria” che successivamente colpì Rossano, negli anni ’50 si cominciò a demolire gradualmente la collinetta per iniziare a fare posto alla caserma della Forestale e alla casa Guagliardi, mentre lungo il percorso che portava alla Ciampa sorse un gruppo di sei casette che all’epoca venne denominato “villaggio UNRRA”, sigla di United Nations Relief and Rehabilitation Administration, cioè Amministrazione delle Nazioni Unite per l’Assistenza e la Riabilitazione delle zone danneggiate dalla guerra. Queste case fecero diventare la parte finale della passeggiata un ristretto budello senza più la veduta e il fascino di una volta. Poi fu la volta di trovare sistemazione all’INA-Casa, ai Carabinieri, al Tribunale e ad altri edifici per civili abitazioni smantellando completamente il Cozzo e celebrando il trionfo della cementificazione a ogni costo.

Tutto in linea con quello che accadde nel Centro Storico, politica che per amor di verità negli stessi anni venne anche denunciata da pochi cittadini con una visione più avanzata della città e dalla “Nuova Rossano” che non era solo il giornale della seguitissima rubrica “Baci, Vagiti e Lacrime”, ma anche una voce indipendente che non aveva paura di dire parole che all’epoca potevano risultare scomode.

Infatti nel Centro Storico, oltre che al Cozzo, si costruirono edifici in Piazza Steri (le Poste) nelle ville Martucci e Labonia, nell’orto de Rosis, nell’orto Romano, a Sant’Antonio, al Traforo, al vecchio cimitero, intorno alla chiesa di San Marco, tutte scelte di una politica fallimentare che non è riuscita a impedire il trasferimento allo Scalo di migliaia di rossanesi con la costruzione lì di tante nuove abitazioni, la dislocazione allo Scalo dell’ospedale, delle caserme dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, di PS, di uffici bancari, dei servizi che erogava quella che una volta si chiamava la Cassa Mutua, di uffici periferici dei vari ministeri e via dicendo.

Col senno di poi vien da chiedersi: ma perché queste abitazioni e questi servizi non furono allocati allo Scalo in modo ordinato sessant’anni prima lasciando integro il Centro Storico? Perché non fu costruita allo Scalo una cittadella giudiziaria con un ampio parcheggio per accogliere agevolmente tutti gli utenti che una volta dovevano arrivare a Rossano da tutti i paesi dell’allora distretto giudiziario? Come sarebbe stata Rossano con il verde a Martucci, a San Nicola, alla discesa della Cattedrale, al “Muro e Fosse”, al Traforo, al Cozzo e a Sant’Antonio, senza questi scatoloni di cemento armato, con le case dei rioni recuperate e con il verde pubblico a due passi? Sì, è vero, è inutile piangere sul latte versato, ma l’amaro in bocca resta.

Martino A. Rizzo

 

I racconti di Martino A. Rizzo ~ ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi, coriglianesi e più in generale calabresi e gli articoli che prepara per Informazione & Comunicazione non sono altro che il risultato delle ricerche utili a soddisfare queste sue curiosità. Frutto di tale attività è stata anche la realizzazione del sito AnticaBibliotecaCoriglianoRossano che ormai si è meritato un posto di rilevo tra i siti contenenti libri, articoli e fotografie sulla Calabria, tutti liberamente scaricabili.

Una risposta

  1. La politica ha bisogno dei voti e la previsione dei servizi fuori dal centro storico, giusta e lungimirante, sarebbe stata impopolare.
    Errori di una classe politica inadeguata

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